Usura: Umbria, il pericolo è dopo il covid

“L’Umbria, rispetto al rischio di esposizione all’usura è, secondo dati ufficiali, attualmente, nella media del Centro Italia, ma la situazione è da tenere sotto controllo perché gli effetti della pandemia saranno maggiori e più evidenti tra qualche mese, quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, la cassa integrazione e dunque il livello di sofferenza delle persone sarà più ampio per la mancanza di lavoro e di reddito”. L’allarme arriva da Fausto Cardella, presidente della Fondazione ‘Umbria contro l’usura’, ed è stato lanciato durante la Commissione d’inchiesta ‘Analisi e studi su criminalità organizzata e infiltrazioni mafiose, corruzione, riciclaggio, narcotraffico e spaccio di stupefacenti’, con Eugenio Rondini a presiederla.

Il periodo delicato sarà dunque quello dopo la fine della pandemia, con particolare riguardo a famiglie, piccole imprenditori e professionisti. “Sono queste – ha puntualizzato Cardella – le categorie alle quali la nostra Fondazione può garantire più facilmente un supporto. Le associazioni criminali, ma non solo, che hanno grande disponibilità di denaro contante, grazie anche e soprattutto alla pandemia, potranno trovare terreno fertilissimo nelle esigenze della gente. Saper resistere a queste tentazioni sarà fondamentale poiché gli individui coinvolti diventeranno schiavi e saranno avviati in situazioni ancora più difficili rispetto a quelle con le quali sono chiamati a confrontarsi”.

La Fondazione si occupa di offrire una fidejussione agli operatori bancari convenzionati per la concessione di mutui a chi è vittima dell’usura, non prima di averne verificato la loro capacità di far fronte al pagamento a rate dell’importo dato. Cardella ha aggiunto che spesso sono le stesse banche a non voler concedere il credito per meccanismi che sovrastano gli stessi dirigenti dell’istituto. “La Fondazione ha tre linee di intervento: sostegno alle vittime dell’usura, azioni legate alla prevenzione, promozione della legalità. I reati di usura difficilmente vengono denunciati, pertanto gli interventi della Fondazione rappresentano un numero minimo rispetto alle situazioni reali”.

Cardella ha spiegato che il rischio maggiore, in molte situazioni, è l’espropriazione del bene produttivo. Per questo motivo, è fondamentale monitorare i cambi di proprietà, indicatori importantissimi per fotografare e tenere sotto controllo la situazione. La Regione è stata definita “socio di riferimento” perché dei 201 mila euro di contributi ordinari, ne garantisce 150 mila. All’Istituzione, il numero uno della Fondazione ha chiesto supporto, come ai parlamentari umbri, per avere strumenti sempre più efficaci nel contrastare il fenomeno. La Fondazione sta inoltre avviando un programma di informatizzazione e archiviazione, che aiuteranno a gestire meglio ogni situazione. Tra le esigenze riscontrate, c’è quella di una maggiore pubblicità dell’attività; per questo motivo, Cardella ha ringraziato le emittenti umbre che hanno messo a disposizione spazi gratuiti, sperando nella disponibilità di altri.

Dopo le parole di Cardella, sono arrivati i ringraziamenti da parte del presidente della Commissione Rondini e degli altri commissari al completo (Simona Meloni-vice presidente, Vincenzo Bianconi, Paola Fioroni, Eleonora Pace, Fabio Paparelli, Stefano Pastorelli) che hanno assicurato massima attenzione al fenomeno dichiarandosi pronti ad organizzare nuovi incontri con i soggetti preposti per approfondire le varie criticità evidenziate nel corso dell’audizione, a partire dall’accesso al credito fino al monitoraggio dei cambi di proprietà di attività commerciali e produttive.

Rispetto ai dati dell’attività della Fondazione ‘Umbria contro l’usura’, nel 2020 si sono svolti 126 ascolti, le richieste deliberate nell’anno sono state 27 di cui 12 erogate. L’importo annuale deliberato è stato di 1milione 181mila 375 euro di cui erogati 595mila euro (fidejussioni). Fondi ricevuti per l’attività: fondi statali 318mila 759 euro, contributi ordinari soci: 201mila euro di cui 150mila da Regione Umbria. Per il 2021, ad oggi: impegnati, ma non erogati (4 pratiche) 295mila euro.

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