Il calo delle export è stato sensibile: quasi il dodici per cento in meno dei prodotti manifatturieri delle Marche

La crisi interessa intere filiere produttive, importantissime nelle Marche che hanno visto colpito il settore dell’export, una delle colonne del prodotto interno lordo. Nella regione adriatica le vendite all’estero sono risultate in sensibile calo nel corso del 2020: -11,7% rispetto al 2019, una crisi che è stata variegata ma che ha visto colpire il settore delle pelli in maniera molto preoccupante. “Un dato purtroppo atteso ma che continua a preoccuparci – ha commentato il presidente di Confindustria Marche Claudio Schiavoni – soprattutto perché più negativo sia di quello medio nazionale (-9,7%) sia di quello delle regioni centrali (-8,5%)”. Siamo tutti consapevoli che il nostro sistema manifatturiero è stato colpito molto duramente dalla crisi generata dalla pandemia e per questo è sempre più necessaria una costante e concreta sinergia con tutti gli stakeholder che hanno come obiettivo la ripresa e lo sviluppo del sistema produttivo delle Marche.

L’internazionalizzazione è un driver strategico per la crescita e il posizionamento competitivo sui mercati delle nostre imprese ed è urgente quindi intervenire, sia a livello nazionale che regionale, per supportare l’export delle filiere produttive a partire dalle aziende più strutturate e con capacità di traino.”

Scendendo nel dettaglio dei dati, tutti i principali settori di specializzazione dell’export regionale hanno registrato contrazioni delle esportazioni fatta eccezione per gli articoli farmaceutici, le cui vendite all’estero sono cresciute del 9% rispetto al 2019 e i prodotti chimici, che hanno registrato un aumento delle esportazioni del 3,8%.

Flessioni consistenti invece per l’intero comparto della moda: prodotti tessili (-20,3%), abbigliamento (-22,4%), articoli in pelle e calzature (-28,1%). In netta contrazione anche le esportazioni del comparto della meccanica: macchinari ed apparecchi (-11,4%), metalli di base e prodotti in metallo (-11,8%), apparecchi elettrici (-13,8%), computer, apparecchi elettronici e ottici (-3,7%), altri mezzi di trasporto (-53,5%), autoveicoli (-22,3%). Meno intensa la flessione delle vendite all’estero di mobili (-2,3%) mentre sono rimaste sostanzialmente stazionarie rispetto al 2019 quelle di prodotti alimentari (-0,5%) e di prodotti in legno (+0,3%).

A livello provinciale la flessione delle esportazioni è apparsa generalizzata fatta eccezione per Ascoli Piceno che ha registrato una crescita dell’1,6% rispetto al 2019.
Il peso dell’export della regione sul totale nazionale è rimasto stabile al 2,5% e la flessione ha riguardato sia le vendite verso i Paesi Ue (-9,2%) sia quelle verso i Paesi extra Ue (-14,8%).
. E per questo Il calo Nel 2020, nonostante la crescita congiunturale registrata nel terzo e nel quarto trimestre da tutte le ripartizioni territoriali, l’export italiano registra una contrazione marcata (-9,7%) rispetto all’anno precedente, la più ampia dal 2009, che ha interessato tutte le regioni ad eccezione del Molise. Le performance negative di quattro regioni – Piemonte (-12,7%), Lombardia (-10,6%), Emilia-Romagna e Veneto (-8,2% per entrambe) – spiegano circa i due terzi del calo dell’export nazionale.

 

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