Uga, Anesv: “In piazza per farci ascoltare, ultimo appello civile che facciamo”

“Sono molto preoccupato per una situazione che è andata peggiorando di giorno in giorno. Siamo al collasso più assoluto, non sappiamo più come denunciare questa situazione. Siamo fermi da più di un anno, con una parentesi estiva che però ha visto lavorare poche persone perché molti Comuni non hanno dato il permesso”. Ferdinando Uga, presidente di Anesv, Associazione nazionale spettacoli viaggianti, lancia così la manifestazione nazionale di domani, venerdì 25 marzo, in 12 piazze italiane, da Nord a Sud.

Il disagio sfocia in una protesta, però pacifica, da parte dell’intera categoria: “Ci rivolgeremo al nostro pubblico, porteremo la nostra storia, ciò che vuol dire il nostro spettacolo per la gente. Sicuramente gli addetti ai lavori parteciperanno numerosi, anche perché la manifestazione è molto scenografica, porteremo gli strumenti del lavoro in piazza. Il pubblico credo abbia voglia di intravvedere una speranza. Chiaramente noi siamo realisti, non pensiamo di ripartire il giorno dopo la manifestazione, sappiamo che la curva epidemiologica è alta e che la campagna vaccinale procede a rilento. Ma, credetemi, le riserve economiche sono terminate”. Da qui, nel cuore di Uga si instilla una paura: “Non vorrei che la categoria si mettesse in mano a qualcuno tipo gli usurai”.

Tornando alle piazze che saranno invase dai colori e dal colore di coloro che sono soci di Anesv, “credo che il pubblico, con le dovute precauzioni dovute alla pandemia, parteciperà. Ci saranno anche i mass media. Cercheremo di diventare meno invisibili. Noi siamo sempre stati corretti e tranquilli, abbiamo rispettato dei rigidi protocolli, e questo nonostante gli aiuti economici arrivati siano stati irrisori. Pensi che quando sono arrivati mille euro di sostegno, il giorno dopo ne abbiamo pagati 1.800 per Inps e Inail. Siamo sempre stati rispettosi delle decisioni, eppure siamo dovuti rimanere nelle aree pubbliche dove eravamo con il gruppo, abbiamo continuato a pagare gli oneri di occupazione del suolo pubblico pur non lavorando. Gli esercizi pubblici hanno ampliato i loro dehor e sono stati esonerati dal pagamento del suolo pubblico. Noi no. Siamo stati inascoltati”.

Sarà una manifestazione pacifica e folkloristica, per dire però che il tempo è scaduto: “Al momento siamo bloccati dal Dpcm. Saranno il Comitato tecnico scientifico e la Conferenza Stato Regioni a dirci quando potremo riaprire, quando la campagna vaccinale sarà a buon punto. Ma a quel punto temo che ci scontreremo di nuovo con il Sindaco di turno che dirà che non ci permette di lavorare nel suo Comune per non far aumentare i contagi. Beh, sappiano questi signori che l’estate scorsa non ci sono stati contagi durante i nostri spettacoli e non sono state date neanche sanzioni”.

Uga sarà in piazza Duomo, a Milano, per aprire ufficialmente la manifestazione nazionale dell’Anesv. “Denuncerò anche questo mettersi di traverso delle Amministrazioni comunali. Questo è l’ultimo appello che facciamo in maniera civile, comprensibile e responsabile. Purtroppo, finora, non siamo riusciti a farci ricevere dal ministro Franceschini, a cui spiegherei faccia a faccia che cosa sta succedendo. Rappresentiamo 40 mila persone in tutta Italia, abbiamo scritto al ministro in tutti i modi, ma al momento non si è mosso nulla”.

E poi? “Dopo la manifestazione vedremo cosa accadrà. Attenderemo di capire se la campagna vaccinale prosegue speditamente, ma vedremo anche se sarà il caso di prendere i camion e bloccare qualche autostrada. Noi siamo un’attività all’aperto, non siamo in un padiglione chiuso. Abbiamo linee guida severe, sono state presentate modifiche che migliorano e garantiscono ancora di più la sicurezza del pubblico. È stato fatto un documento europeo. Chiediamo che ci lascino lavorare”.

Alla manifestazione sono stati invitati pure i politici, i veri interlocutori dell’Anesv: “Non dimentichiamo che anche la ripartenza andrà sostenuta. Abbiamo tutte le attività ferme, alcune fanno parte della storia, altre sono tecnologicamente avanzate e vanno rimontate. Ci sono le forniture da fare, i tour da organizzare. Non siamo un negozio che apre la saracinesca e riparte. Se ci diranno che fino all’immunità di gregge non potremo lavorare, che almeno ci diano sostegni adeguati. Non i 15 milioni per 40 mila persone che sono davvero poca cosa”.

Uga si domanda perché la categoria sia stata così poco ascoltata finora: “Siamo tanti, ma polverizzati su tutto il territorio, dunque non si riesce a incidere sulla politica locale. Non si tiene conto che noi facciamo sorridere i bambini, la pandemia ci ha insegnato che serve il tempo libero, la convivialità, la socialità. Posso stare con un amico a un metro e mezzo di distanza e stare bene comunque. Forse i politici non si ricordano che da bambini andavano anche loro sulle giostre. Forse siamo troppo piccoli”. Dice ancora: “I lunapark arrivano anche nei paesi più sperduti portando allegria in chi non può fare magari viaggi all’estero. Ricopriamo un ruolo sociale”.

La speranza per il futuro comunque non manca: “Speriamo nel governo Draghi, anche se al momento sono irraggiungibili”. E una promessa – appello: “Non fateci perdere la dignità, non costringeteci le famiglie a mettersi nelle mani sbagliate. Chiediamo di lavorare”.

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