Grano duro: Puglia, partita la Cun sperimentale

Grano duro

Il grano è uno dei prodotti simbolo della Puglia e, dopo cinque anni, è partita la Cun sperimentale sul grano duro, strumento voluto con tutte le sue forze da Coldiretti per arginare le continue fluttuazioni al ribasso sul mercato.

“La pandemia non ha fermato l’invasione di grano canadese con il raddoppio nel 2020 degli arrivi cresciuti in quantità del 96%, spinte dall’accordo di libero scambio Ceta, con continui tentativi di quotare al ribasso il prezzo del grano Made in Puglia. Con la CUN dovremo riportare in trasparenza costi di produzione e prezzi del grano, sottoposto a speculazioni inaccettabili, oltre a controlli serrati con una cabina di regia coordinata tra ICQRF, NAS, ASL e gli altri organi deputati alle verifiche ” denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

La Puglia è il principale produttore italiano, con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotti. Ma è anche la regione che più ne importa (si arriva a un quarto del totale del valore degli arrivi agroalimentari nella regione). Ancora il presidente Muraglia: “L’allarme globale provocato dal covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Dobbiamo riscoprire la tradizione agricola per puntare all’obiettivo della autosufficienza a tavola per difendersi dalle turbolenze provocate dall’emergenza coronavirus che ha scatenato corse agli accaparramenti e guerre commerciali con tensioni e nuove povertà”.

Solo in provincia di Foggia, la superfici coltivata a frumento duro è di 240 mila ettari con una produzione media di grano duro di 7.200.000 quintali. Coldiretti Puglia dice: “Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy”. Dal grano alla pasta i prezzi aumentato del 500 per cento, quelli dal grano al pane del 1.400 per cento.

“Ci sono le condizioni per rispondere alla domanda dei consumatori ed investire sull’agricoltura del nostro territorio che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che – insiste Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia – valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti”.

Tra gennaio e luglio abbiamo assistito a un’autentica invasione di grano duro per fare la pasta dal Canada, ma qui non vengono rispettare le regole di sicurezza e igiene vigenti in Italia. Il grano viene trattato con l’erbicida glifosato in pre-raccolta, con modalità che sul nostro territorio sono vietate.

“La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra infatti con anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di un campo su 5 dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente”, denuncia Piccioni, he stigmatizza quanto lo scenario sia aggravato “dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese”.

Import selvaggio significa concorrenza sleale al Made in Italy, andando per giunta a pesare sulle quotazioni del grano nazionale, nonostante un raccolto che viene stimato in calo del 20 per cento rispetto allo scorso anno e un aumento del consumo di pasta, con un boom di quella fatta di grano 100 per cento italiano, in aumento del 29 per cento.

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