Osservatorio Marche: a rischio 4.100 piccole e micro imprese

Potremmo arrivare a 4.100 chiusure di piccole e micro imprese nei prossimi 12 mesi, di cui 2 mila a causa del covi e delle restrizioni. La previsione è di Cna e Confartigianato Marche, che hanno presentato l’Osservatorio ‘Trend Marche’, fatto in collaborazione con Intesa San Paolo. In Italia il numero potrebbe oscillare tra 113 e 145 mila.

Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche, dà la sua ricetta per combattere la crisi economica: “Bisogna partire dal sostegno delle imprese condizionate fortemente dalla crisi pandemica. Fare in modo che le micro, le piccole, le medie imprese resistano nel trattenere la propria capacità competitiva ma allo stesso tempo saper guardare avanti, a nuovi distretti, a nuove filiere, a come razionalizzare, innovare, digitalizzare, riuscire a fare squadra in un territorio dove purtroppo c’è stata frammentazione. Il piccolo può diventare medio e grande se ci si crede e si lavora tutti in un’unica direzione, se l’azione è comune tra amministrazione regionale, corpi intermedi, imprese e banche, in una visione prospettica, condivisa e concertata. Anche le infrastrutture materiali e immateriali sono essenziali per la crescita, mettendo in campo tutte le risorse, a partire da quelle del Recovery Plan e del settennio europeo”.

Nel 2020 sono state perse 1.188 imprese; a ottobre scorso, gli occupati erano calati di 34.540 unità. La diminuzione più grande c’è stata in agricoltura (-577 imprese), quindi nel commercio (-558) e nel manifatturiero (-296 di cui 164 nel calzaturiero). L’artigianato perde 548 imprese. A soffrire maggiormente i territori di Ancona (-504) e Macerata (-413). Più contenute le perdite in provincia di Pesaro Urbino (-237) e soprattutto in quella di Fermo (-70). Nell’Ascolano si è registrato addirittura un aumento di 36 aziende. Continua l’emorragia di imprese individuali (-2019), mentre crescono quelle di capitale (+847), arrivate ormai al 20,9 per cento del totale delle aziende marchigiane in attività.

Ilario Favretto, professore dell’Università di Urbino, dice: “Nei primi nove mesi del 2020 i ricavi delle imprese artigiane delle Marche sono diminuiti del 17,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I risultati peggiori per i ricavi dall’estero (-25 per cento) mentre va meglio per i ricavi delle imprese conto terzi (-6,8). Pesante la situazione degli investimenti, crollati del 57,8 per cento, con una punta di meno 72 per cento per la imprese manifatturiere e del 58,3 per cento per i servizi. Calano solo dell’1,1 per cento gli investimenti nelle costruzioni”.

Aggiunge Gian Luca Gregori, Magnifico Rettore dell’Università Politecnica delle Marche: “Secondo una nostra indagine, il 30 per cento delle imprese ha diversificato e introdotto servizi aggiuntivi, utilizzando gli strumenti digitali per la vendita. Il 20 per cento ha riorganizzato i processi produttivi e modificato i modelli organizzativi. Molte anche le imprese che hanno ricercato nuovi mercati, anche in termini di riorganizzazione digitale. C’è stato, da parte degli artigiani e delle micro e piccole imprese, un maggior accesso al credito, mentre è forte la richiesta di sospensione della tassazione e la possibilità di ottenere sgravi fiscali”.

Alla presentazione dell’Osservatorio sono intervenuti anche Mirco Carloni, assessore Attività Economiche Regione Marche, Cristina Balbo, direttore regionale Emilia Romagna e Marche Intesa Sanpaolo, Giovanni Foresti, economista direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo, Gino Sabatini e Giuseppe Mazzarella, presidenti di Cna Marche e Confartigianato Marche.

Carloni precisa: “Fare squadra, ridurre le frammentazioni del nostro territorio per riuscire a trasferire azioni sinergiche che favoriscano margini di crescita. In questo senso il ruolo delle banche è fondamentale. Le Marche hanno un triste primato in tema di credit crunch, una stretta creditizia a livelli mai registrati derivata dai drammi finanziari che ha vissuto questa regione e che hanno pagato imprese e famiglie. Dobbiamo riuscire a gestire la straordinarietà contingente e distinguere tra rischio e incertezza: il rischio è la fase Covid e post Covid ma non possiamo più permetterci l’incertezza. Perché solo valutando insieme i rischi si potrà togliere la vulnerabilità del sistema economico. Servono investimenti e soprattutto intermediari finanziari seri che ci aiutino a toglierci dall’incertezza. Perché in questa regione troppi sono venuti a prendere e pochi a dare, cioè c’è stata tanta raccolta e pochissimi impieghi: 12 miliardi di raccolta a fronte di 5 milioni di impieghi. E’ giunto il momento che si facciano impieghi, investimenti e che le banche si fidino dei nostri imprenditori. Lo meritano. I nostri imprenditori sono credibili e vanno sostenuti. Noi siamo pronti a fare la nostra parte con iniziative anticicliche”.

Sabatini e Mazzarella spiegano: “E’ alto il rischio che nel 2021 una quota importante dei prestiti concessi dalle banche alle aziende marchigiane, si possa trasformare in crediti deteriorati. Per questo sarà fondamentale continuare a poter accedere ai crediti garantiti dallo Stato, a cui nel 2020, ha già fatto ricorso il 42,5 per cento delle aziende marchigiane in crisi di liquidità. Un ruolo fondamentale, per sostenere il credito alle imprese lo avranno i Confidi. In particolare Uni.co, il Confidi delle Marche, che va adeguatamente finanziato. Per tornare a crescere, occorre investire con forza sulle imprese e sui territori. Cogliendo le occasioni offerte dalle risorse del Next Generation Eu, dai Fondi strutturali europei e dal Bilancio regionale. Finanziamenti che devono servire ad aprire cantieri e realizzare opere capaci di creare opportunità per le imprese marchigiane e posti di lavoro, favorendo lo sviluppo dei territori duramente colpiti dal Covid. Zone, in molti casi, già piegate dal terremoto”.

Cristina Balbo: “L’economia marchigiana è stata inevitabilmente impattata dalla pandemia, che ha colpito i suoi settori tradizionali innestandosi su di un tessuto già indebolito. Non di meno già in questa fase, in cui ad una perdurante incertezza si affianca l’ottimismo scaturito dall’arrivo dei primi vaccini, si evidenziano segni di reattività del tessuto produttivo, conscio che la crisi porta anche all’accelerazione di processi fautori di opportunità, legati innanzitutto alla digitalizzazione ed alla sostenibilità ambientale e sociale In questo contesto, sia nella prima fase di ‘resistenza’ che in quella attuale dove è prioritario lavorare sugli asset del rilancio, come prima banca italiana siamo consapevoli dell’importanza del nostro ruolo al fianco delle imprese e come parte di un fondamentale gioco di squadra sui territori”.

Chiusura affidata a Foresti: “Le Marche sono tra le regioni più in difficoltà: pesa sia la specializzazione in alcuni settori fortemente colpiti dalla crisi (tra questi in modo particolare il sistema moda), sia una situazione già debole del sistema industriale regionale. Nel corso del 2021 la ripresa dell’economia potrà prendere vigore a partire dal terzo trimestre, grazie a una crescente immunizzazione della popolazione. E’ però necessario un cambio di passo con più investimenti, invertendo il trend negativo osservato tra il 2007 e il 2019: nelle Marche il calo è stato pari al -25%; nello stesso periodo di tempo l’Italia ha accusato una riduzione del 19%, ma soprattutto la Germania ha registrato un aumento del 21%. Serve in particolare innestare un nuovo ciclo di investimenti, in beni materiali, ma soprattutto in asset immateriali, rivolti cioè al capitale umano e alla formazione, alle tecnologie e alla digitalizzazione, alla ricerca e sviluppo e all’innovazione, alla responsabilità sociale e ambientale, all’internazionalizzazione”.

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