Lavoro 2020: -465 mila nei primi nove mesi, pagano i precari

L’agenzia Mediacom043 ha predisposto un quadro di sintesi sull’andamento del mercato del lavoro nelle varie circoscrizioni e regioni italiane nei primi nove mesi del 2020, facendo anche un confronto con lo stesso periodo del 2019. Il primo dato che salta agli occhi è la diminuzione di 465 mila unità lavorative, nonostante il blocco dei licenziamenti. Si tratta di un 2% nella fascia tra 15 e 74 anni. Il 65,5% sono lavoratori dipendenti, il 34,5% sono invece autonomi. A fine marzo scatterà la fine del blocco dei licenziamenti, ma limitiamoci a vedere la situazione ora. Il calo deriva dai contratti in scadenza non rinnovati e dal mancato ricambio tra pensionati e subentri.

Le regioni che hanno perso più lavoratori sono Calabria (-30 mila, -5%), la Sardegna (-24 mila, -4,1%), la Campania (-45 mila, -2,8%), il Lazio (-62 mila, -2,8%) e Valle d’Aosta (- 1.000, -2,5%). Con il Friuli Venezia Giulia in pareggio, nessuna regione ha il segno ‘+’. Chi ha perso meno occupati in percentuale? Puglia (-1,1%), Toscana (-1,1%), Molise (-1,2%) e Basilicata (-1,5%). A livello di circoscrizioni, calo più evidente nel Mezzogiorno (-152 mila, -2,5%), poi il Centro (-99 mila, -2%). Dato migliore nel Nordest (-86 mila, -1,5%). Nove regioni arrivano a un calo del 2%, per 11 il dato è inferiore.

Le più penalizzate sono le donne, con un calo dell’occupazione che è il doppio di quello degli uomini. Si allarga dunque il gap tra i due generi. Spicca l’eccezione del Molise, con l’occupazione femminile in aumento e quella maschile in diminuzione. In generale, situazione peggiore per le donne nel Mezzogiorno, mentre al Nordovest il calo maschile è più forte della flessione femminile. In percentuale, troviamo al primo posto la Calabria (-7,4% l’occupazione femminile), poi Campania e Sicilia, in Toscana c’è il divario maggiore a sfavore delle donne. In Italia, nei primi nove mesi del 2020 sono scomparse 273 mila occupate (-2,8%) contro -192 mila uomini (-1,4%). Il motivo è facile da spiegare: sono le donne a fare i lavori più precari. Al Sud, la flessione è del 4,1% (-93 mila occupate), segue il Centro (-3,2%). Calo minore, per percentuale, al Nordovest (-1,6%), unica circoscrizione in cui cala maggiormente l’occupazione maschile di quella femminile. Il divario maggiore tra flessione occupate e occupati lo registriamo in Campania (occupati -1,3%, occupate -5,3%) e Sicilia (-0,4% e -4,4%). Forte il divario anche in Abruzzo (3,7%) e in Toscana (2.8%, dove è in crescita il lavoro maschile dello 0,2% contro una decrescita di quello femminile del 2,6%). In Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Umbria e Molise l’occupazione maschile cala maggiormente di quella femminile. E il Molise mostra il gap maggiore a sfavore degli uomini (6,2%).

Il lavoro autonomo ha avuto una flessione quasi doppia rispetto a quello dipendente. Hanno chiuso 162 mila lavoratori autonomi. Autentici crolli in Valle d’Aosta, Calabria, Veneto, Marche e Piemonte, in Sardegna gli occupati indipendenti sono cresciuti del 10,8%, ma quelli dipendenti sono calati dell’8,7%. In calo medio nazionale degli autonomi è stato del 3% rispetto ai primi nove mesi del 2019. Calo dell’1,7% per i lavoratori dipendenti, molti di loro protetti dal blocco dei licenziamenti. Flessione in particolare al Nordest (-4,2% di autonomi), con il Veneto che segna -7,4%, e Nordovest (-3,6%). Male anche il Centro (-3,2%), con il -6,9% delle Marche. Va un po’ meglio nel Mezzogiorno (-1,5%), con Abruzzo (+5,2%), Basilicata (+2,3%) e Sardegna (+10,8%) addirittura con segno positivo. In Calabria si registra un crollo vero e proprio, in Abruzzo e Sardegna (lavoro dipendente rispettivamente -4% e -8,7%) potrebbe trattarsi di un passaggio da lavoro autonomo a dipendente. In assoluto, i cali maggiori in Valle d’Aosta (-10,6%), Calabria (-9,9%) Veneto (-7,4%), Marche (-6,9%) e Piemonte (-6,8%). Sul fronte dei lavoratori dipendenti, le flessioni più marcate si registrano in Sardegna (-8,7%), Calabria (-4,1%), Abruzzo (-4%), Campania (-2,8%) e Basilicata (-2,7%). Dati che portano il Mezzogiorno a marcare -2,7% (-23mila occupati) nel calo dell’occupazione dipendente, oltre un punto sopra la media nazionale (-1,7%) e il valore più elevato tra le circoscrizioni italiane.

Infine, un’occhiata agli inattivi (oltre i 15 anni d’età). In Italia sono aumentati di 771 mila unità, +3%. Le regioni con l’incremento maggiore sono Sardegna (+5%), Valle d’Aosta (+4,8%), Lombardia (+3,9%), Lazio (+3,8%) e Marche (+3,6%). Qui ci sono sacche di disoccupazione nascoste.

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