Il covid ha rivoluzionato l’ambito territoriale, costringendoci a fare a meno dei musei, dei cinema e dei teatri. E tutto questo da quasi un anno, dall’8 marzo del 2020 fino al 14 gennaio 2021. C’è stata solo una piccola parentesi: dal 18 maggio 2020 al 5 novembre 2020, quando tra l’altro ha riaperto solo il 10 per cento dei musei. Questa situazione ha creato molto malcontento anche alla luce del fatto che non è stato mai provato scientificamente che i contagi si diffondessero all’interno dei musei.
In Umbria, come da dati Istat del 2020, ci sono 170 tra musei, aree archeologiche e complessi monumentali: 13 sono statali, 157 non statali, per il 55,6 per cento appartenente ai Comuni. Di questi, 53 hanno meno di 1.000 visitatori l’anno, 68 meno di 10 mila e 41 meno di 100 mila. Realtà piccole e medie, dunque che, secondo l’indagine statistica Banca d’Italia Eurosistema del 2019, accoglievano però il 40 per cento dei visitatori che venivano in Umbria.
Tutto questo è stato fermato da disposizioni normative a volte sovrapposte. Sono state promulgate, da inizio pandemia, 13 leggi, approvati 23 decreti legge ed emanati 21 decreti da parte del presidente del Consiglio. Anche in questo caso non sono mancate critiche per aver di fatto esautorato il Parlamento della sua funzione: approvare leggi. Solo il 14 gennaio del 2021 si è deciso, sorprendentemente, di riaprire a tre condizioni: che il museo (o luogo della cultura) non si trovi in un’area caratterizzata da uno scenario di elevata (o massima) gravità e da un livello di rischio alto, ovvero si trovi in una regione gialla; che siano adottate dal museo tutte le misure atte a prevenire il contagio previste dalle norme in vigore; che la riapertura avvenga esclusivamente dal lunedì al venerdì, e comunque in giorni non festivi.
Condizioni difficili, in primo luogo perché è sempre più difficile trovarsi in zona gialla. L’Umbria è tuttora arancione e non si sa fino a quando, considerata la situazione non buona soprattutto in provincia di Perugia. I musei, anche quelli medi e piccoli, non si possono aprire e chiudere a piacimento, una settimana sì e una no, magari con appena due giorni di preavviso. Rischia di essere un’arma a doppio taglio la riapertura a singhiozzo nei giorni feriali considerati gli alti costi fissi che i musei devono sostenere per il personale e altri oneri.
L’Agenzia Umbria Ricerche è dunque convinta che non sia più procrastinabile la decisione di consentire, in piena sicurezza e rispettando tutte le norme, la fruizione dei servizi museali di base, per tutta la settimana, anche nelle aree arancioni.