Professor Giovanni Cancellieri: il 5G tra opportunità, rischi e fake news

Giovanni Cancellieri

Sul tema del 5G, la tecnologia radiomobile di quinta generazione, circolano numerose informazioni allarmanti e fake news: l’ultima in ordine di tempo correla il vaccino anti Covid 19 ad un microchip 5G impiantato sottopelle per controllare la popolazione. “Queste false notizie nascono da timori per la salute – osserva il professor Giovanni Cancellieri, docente di Telecomunicazioni all’Università Politecnica delle Marche, con sede ad Ancona – e sono amplificate dalla comunicazione sui social media. Come certificato da diversi studi, però, sono dichiarazioni prive di fondamento scientifico e provenienti da istituzioni non accreditate”.

Giovanni Cancellieri è presidente del Centro Radioelettrico Sperimentale Marconi e dell’associazione AICT, society dell’AEIT (Associazione Italiana di Automazione, Elettrotecnica, Elettronica, Informatica e Telecomunicazioni); l’AICT ha per scopo lo studio e la divulgazione di argomenti in settori quali la digitalizzazione, la sicurezza informatica, i servizi radiomobili, l’accesso a larga banda, la Internet of Things. La promozione e l’organizzazione delle attività avviene tramite la collaborazione di Around Italy Consulting di Rita Farnitano, importante agenzia di consulenza, pubbliche relazioni e comunicazione di Roma. AICT organizza webinar sul 5G, insieme agli Ordini degli Ingegneri delle province italiane.

“Il 5 G – precisa Giovanni Cancellieri – è lo standard di nuova generazione per la telefonia mobile che permette di avere prestazioni e velocità di gran lunga superiori rispetto alle tecnologie precedenti. Molti ritengono che i campi elettromagnetici generati dal 5G siano pericolosi ma gli studi finora condotti dimostrano che non c’è correlazione tra 5G e insorgenza di patologie”.

A creare maggiori timori sono le antenne che stanno cominciando, lentamente, a diffondersi in Italia. “La normativa italiana in ambito di radioprotezione – specifica Cancellieri – è molto cautelativa predisponendo valori di attenzione di 6V/m; nella maggior parte dei paesi europei il valore è di 20V/m, in alcuni addirittura di 60V/m. Questo elemento già dovrebbe tranquillizzare le persone. Si pensi poi che la potenza emessa da una stazione radio base è di decine di watt contro migliaia di watt rilasciati da impianti di radiodiffusione. In proporzione è più rischioso per la salute il proprio cellulare, che teniamo vicino al corpo, rispetto ad una stazione 5G”.

Un’altra questione riguarda l’impatto visivo ed estetico degli impianti. “La tecnologia 5G – puntualizza il professore – utilizza frequenze più alte e necessita di antenne più piccole che hanno un minor impatto visivo e che negli anni sostituirebbero le antenne per 3G e 4G. Inoltre con il 5G l’emissione può essere orientata dinamicamente. Per avere un servizio più efficiente ci sarebbe bisogno di una stazione radio base ogni 300 – 400 metri, più o meno una in ogni quartiere di una grande città. Ma molti Comuni, che hanno il compito di decidere il piano delle installazioni, negano le autorizzazioni più per motivi politici che per altro. E così l’Italia rischia di restare indietro rispetto agli altri Paesi”.

Un vero rischio, comunque, esiste ed è quello che riguarda la privacy e l’utilizzo di dati sensibili da parte degli operatori. “Questo è un problema serio – conclude il professor Cancellieri – al quale si può ovviare imponendo dei sistemi di crittografia e dei protocolli resistenti che non devono essere violati, pena sanzioni”.

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