E’ passato quasi un anno da quando la Cna Cinema e Audiovisivo ha espresso la propria preoccupazione davanti al perdurare di politiche che non cercano di sviluppare il Made in Italy e le potenzialità italiane. Protesta che era stata presentata al Ministro dell’Industria e del Made in Italy e al Ministero della Cultura. Una preoccupazione che viene da lontano e che la Cna aveva esaltato con la propria posizione sulla definizione di “produttore indipendente” e sulla questione delle quote di investimento, aspetti che tarpano le ali a chi non ha consistenti finanziamenti alle spalle. Alla luce dei fatti c’è il Governo che ha proposto il taglio di molte produzioni per evitare che si finanzino film che ottengono solo qualche centinaio di presenza al botteghino.
Isomma, alla luce della riforma del Testo Unico dei servizi di media audiovisivi (Tusma), attualmente in discussione in Parlamento, CNA Cinema e Audiovisivo esprime forte preoccupazione sul futuro dell’industria cinematografica e audiovisiva indipendente italiana. Tale riforma include la revisione del sistema di quote di investimento e di programmazione in film, serie, documentari italiani a carico di broadcaster e piattaforme e a favore della produzione indipendente italiana con l’eliminazione della norma contenente principi fondamentali volti a correggere la forte asimmetria negoziale e contrattuale nei rapporti tra produttori indipendenti e grandi broadcaster e player globali, con il rischio concreto di lasciare i produttori italiani senza alcuna tutela contrattuale, a discapito della biodiversità dell’industria culturale italiana.
Il dibattito in corso in Parlamento, così come il parere espresso dal Consiglio di Stato, sembrano indirizzarsi verso una riduzione delle quote di investimento obbligatorio a favore della produzione indipendente, riduzione non prevista nell’attuale proposta del Governo.
In linea con l’appello dello European Producers Club al Ministro della Cultura e al Parlamento italiano, al fine anche di stimolare nuove fonti di produzione, la costituzione di piccole e medie imprese e di offrire nuovi sbocchi per talenti creativi, CNA Cinema e Audiovisivo chiede che nella revisione del Tusma sia prevista una quota di investimento obbligatorio a tutela della produzione indipendente europea e italiana non inferiore al 20% per i fornitori lineari e non lineari da innalzare progressivamente (entro due anni) al 25%. In particolare, prevedendo l’obbligo di investimento in opere cinematografiche di espressione originale italiana prodotte da produttori indipendenti (c.d. “quota cinema”) in una misura almeno pari a quanto appena deliberato in Germania e una quota di investimento dedicata alla produzione di opere di animazione di produttori indipendenti non inferiore all’ 1%, oltre che una quota di investimento dedicata alla produzione di opere documentaristiche di produttori indipendenti non inferiore all’1%.
Sono dunque da respingere fermamente le richieste avanzate dalle piattaforme in Parlamento di una riduzione drastica delle quote di investimento e programmazione, che metterebbero a serio rischio la produzione indipendente italiana.
Appare altresì fondamentale il ripristino dell’attuale Art 57 comma 3 del Tusma, nella parte in cui stabilisce che l’assolvimento degli obblighi di investimento debba avvenire tramite pre-acquisto, acquisto e licenze, escludendo contratti di appalto o di buy out di tutti i diritti, nonché la limitazione temporale dei diritti in capo agli Smav e ai broadcaster.
Infine, CNA Cinema e Audiovisivo ribadisce che la regolamentazione a tutela di condizioni negoziali e contrattuali eque tra grandi broadcaster e player globali e produttori indipendenti è fondamentale non solo per una crescita strutturata dell’industria culturale italiana, ma anche per mantenere il valore dei diritti e la proprietà intellettuale nel nostro paese. Non solo tali regole devono essere mantenute nel Tusma, ma devono essere strettamente coordinate con la regolamentazione relativa al tax credit, a cui la regolamentazione attuativa può essere rinviata con un decreto interministeriale, al fine di garantire coerenza complessiva al sistema e semplificazione in sede applicativa.
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