Ancona: -22,3% di iscrizioni di aziende alla Camera di Commercio

Il Centro Studi della Camera di Commercio ‘Guglielmo Tagliacarne’ conferma quanto detto dalla Cna di Ancona lo scorso mese: il 2020 è stato un buco nero per l’economia territoriale. Se sono cessate di esistere 2 mila partite Iva, quest’anno c’è stato anche un -22,3 per cento di nuove iscrizioni alla Camera di Commercio di Ancona. Pure le previsioni per la prima parte del 2021 sono negative: cesseranno infatti i benefici delle moratorie attivate negli ultimi mesi, le imprese dovranno ricominciare a pagare e avranno da sistemare gli obblighi fiscali rimasti sospesi.

Il tessuto economico provinciale e regionale sta mutando profondamente. I settori tradizionali – autoriparazione, impianti, trasporti, edile – negli ultimi dodici mesi hanno visto accentuarsi la crisi interna che dura da un decennio. Al contrario, c’è grande dinamicità per i nuovi trend. Sono i servizi alla persona ora da fare da traino, con un tasso di crescita del 18 per cento negli ultimi tre anni per la wellness economy (palestre e centri sportivi), del 40 per cento per i tatuatori. In salute pure pulizie e giardinaggio (+19 per cento in tre anni), la toelettatura (+29 per cento) e la comunicazione (+15 per cento). La pandemia ha aperto parentesi negative in settori molto vivaci come l’agroalimentare e il commercio di articoli per bambini.

Cna da mesi lancia un appello ai politici locali e nazionali: “Ripartire dalle piccole imprese”. I decreti ristori sono stati solo utili per far galleggiare imprenditori e artigiani. In poche parole, hanno aiutato a non chiudere, ma non hanno compensato le perdite. Fino alla piena funzionalità del vaccino, servono risorse da destinare ai ristori per le attività che sono penalizzate. Le norme vanno fatte a misure delle piccole attività, che caratterizzano il territorio nazionale e locale. Ripartire dalla piccola impresa deve diventare un mantra.

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