Cgil Perugia: le cinque priorità per il 2021

“Nell’anno più difficile della nostra storia dal dopoguerra a oggi, la Cgil ha cercato con tutte le sue forze di rappresentare un argine per il mondo del lavoro. Le nostre strutture hanno assistito in tutto, nel 2020, più di 150 mila persone in provincia di Perugia, tra fisco, patronato, ammortizzatori sociali e tutele varie, forse il dato più alto di sempre”.

La dichiarazione è di Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil Perugia, che ha parlato in occasione della conferenza di fine anno dalla Camera del Lavoro, svoltasi online. “Questa pandemia ha imposto anche alla nostra organizzazione cambiamenti profondi, basti pensare a come abbiamo svolto assemblee, iniziative, manifestazioni e a come ci siano organizzati al nostro interno”.

Insieme a Ciavaglia c’era tutta la segreteria provinciale (Giuliana Renelli, Vanda Scarpelli, Fabrizio Fratini, Mauro Moriconi e Angelo Scatena). Il segretario generale ha elencato i dati più importanti per far capire l’assistenza che è venuta dal mondo del lavoro: più di 3mila domande di indennità da Covid-19; 1500 per il Rem (reddito di emergenza), oltre 7mila per la Naspi. E ancora, 1524 verbali siglati per l’attivazione del fondo di  olidarietà dell’artigianato, un settore letteralmente “messo in ginocchio” dall’emergenza. E poi 2000 pratiche di dimissioni, 600 vertenze individuali per mancati pagamenti di stipendio e centinaia di violazioni contrattuali, procedure concorsuali o “semplici” controlli delle buste paga.

Non vanno dimenticate poi le crisi industriali: “Quella della ex Merloni ci accompagna da ormai 10 anni, ma è arrivata a un punto di non ritorno e noi diciamo chiaramente ai commissari e alle istituzioni preposte che non bastano gli ammortizzatori sociali, ma che bisogna rimettere in moto il sito di Colle di Nocera, anche rendendolo autonomo se necessario, visto che il gruppo Indelfab non esiste più”. C’è poi la situazione Trafomec, con 90 dipendenti e una nuova società che va seguita con attenzione; la Sogesi, più di 300 lavoratori e un futuro incerto: la ex Giuntini in Alto Tevere, con l’interessamento di fondi finanziari che potrebbe rappresentare un’opportunità o un rischio. C’è il settore del turismo e degli appalti collegati.

La Cgil rilancia quindi una stagione di “vera concertazione”: “Lo diciamo alle istituzioni, Regione in primis, così come alle associazioni datoriali. Il 2021 deve necessariamente vedere un approccio diverso, che consenta di indirizzare le tante risorse che arriveranno verso progetti solidi e credibili”.

La Cgil perugina indica cinque priorità d’intervento: Il primo è naturalmente la sanità: non possiamo commettere di nuovo l’errore di arrivare impreparati alla terza ondata – sottolinea il sindacato – e quello che è mancato, come abbiamo detto fino allo sfinimento in questi mesi, è molto chiaro: assunzioni stabili di personale; organizzazione condivisa di spazi e percorsi; massima attenzione alla sicurezza. C’è poi il capitolo sisma e infrastrutture: la ricostruzione non è ancora partita, ma il 2021 può essere l’anno della svolta, e allora si recepisca subito il protocollo siglato nei giorni scorsi tra i sindacati degli edili e il commissario Legnini per la regolarità e la sicurezza nei cantieri.

Il terzo punto da mettere in agenda è quello dei rifiuti: mettere mano finalmente alla frammentata e ormai insostenibile organizzazione del sistema in Umbria, per arrivare ad una governance pubblica unitaria, in grado di migliorare il servizio e contenere le tariffe. A proposito di tariffe, un altro punto della proposta sindacale è proprio relativo ai prelievi e al fisco: aumentando la progressività, intervenendo sulle fasce di reddito più alte, si possono ricavare secondo il sindacato risorse significative anche a livello locale, da reinvestire ad esempio verso anziani (non autosufficienza) e giovani. Questi ultimi sono un altro dei temi cruciali da affrontare per la Cgil, che da tempo segnala nella disoccupazione giovanile, nel precariato e nel conseguente spopolamento (non solo delle aree interne, ma anche delle città) una criticità gravissima per il territorio.

“Il 2021, a partire da queste priorità, dovrà essere un anno di forte discontinuità – ha concluso Ciavaglia – lo diciamo alle nostre controparti datoriali, lo diciamo ai Comuni e alle istituzioni regionali. Vivere un altro anno senza una vera progettazione e inseguendo le emergenze non sarebbe accettabile per le decine di migliaia di persone che rappresentiamo e lo strumento della mobilitazione, nonostante il virus, resta sempre una delle nostre possibilità”.

Exit mobile version