Confesercenti Piemonte: sondaggio, per i negozi di prossimità difficoltà restano

Giancarlo Banchieri

Sondaggio di Natale da parte di Confesercenti Piemonte. Un periodo che vedrà due terzi dei consumatori spendere di meno dell’anno scorso, per una spesa complessiva di 400 milioni circa (-20.6 per cento rispetto al 2019). Per i regali il budget cala a 115 milioni (-17,9 per cento rispetto a dodici mesi prima).

Le elaborazioni sono state fatte dall’Ufficio economico di Confesercenti sulla base dell’indagine di Swg per Confesercenti riguardanti le intenzioni di acquisto dei piemontesi nelle prossime feste, ormai alle porte. Pesa, e tanto, l’emergenza sanitaria: il 34 per cento delle famiglie dice di aver ridotto i consumi durante tutto l’anno, il 47 per cento fa sapere di riuscire ad arrivare alla fine del mese solo facendo sacrifici, il 2 per cento non riesce ad arrivarci neanche. La prospettiva di un’emergenza ancora lontana dalla fine preoccupa per il 2021, lo fa sapere il 56 per cento dei consumatori intervistati. Il 46 per cento teme per la tenuta economica dell’Italia, il 72 per cento per la stabilità complessiva del Paese.

Da qui, il 60 per cento prevede di spendere di meno dello scorso anno per regali e acquisti di Natale. Appena il 2 per cento aumenterà il budget. I prodotti enogastronomici (43 per cento) sono al primo posto, poi libri (39 per cento), abbigliamento (37), giocattoli e prodotti di tecnologia (26). In aumento solo le risorse destinate dalle famiglie a saldare i conti in sospeso (+18 per cento) e per il risparmio (+11,1 per cento).

Il 22 per cento dei piemontesi dice che ridurrà le spese per regali ad amici e parenti, un terzo per pranzo/cena di Natale e Capodanno, il 17 per cento per i regali al coniuge/partner, il 12 per cento per i bambini. Il 49 per cento ha già iniziato a comprare i regali e, di questi, il 60 per cento lo ha fatto online (l’anno passato era il 63 per cento). I consumatori paiono però intenzionati a dare fiducia ai negozi fisici: il 33 per cento ha comprato o acquisterà in un negozio di prossimità (o in un piccolo negozio all’interno di un centro commerciale) o sul mercato.

La chiusura di centri e gallerie commerciali pesa eccome, però. Le limitazioni ad aperture e a orari di chiusura ha condizionato il 23 per cento dei consumatori. Confesercenti, a questo proposito, ha presentato ricorso al Tar contro il provvedimento che prevede invece apertura per i negozi dello stesso tipo, ma al di fuori dei centri commerciali. Il Tribunale amministrativo ne discuterà mercoledì. C’è un 21 per cento che non acquista nei negozi a causa delle file causate dai contingentamenti, il 30 per cento si fa influenzare dal timore di contagio.

Il 46 per cento, a causa di pandemia e restrizioni, non farà acquisti per il pranzo e ritiene la festa cancellata parzialmente o totalmente, solo il 26 per cento ritiene Natale salvo del tutto o parzialmente.

Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti, commenta i risultati del sondaggio: “Avvalorano i segnali che ci vengono dai commercianti. Queste feste sono ancora troppo condizionate dall’emergenza sanitaria, anche dal punto di vista psicologico, come dimostra uno dei pochi indicatori in crescita: il risparmio. Per questo il ritorno dei consumatori nei negozi – fatto pur significativo e importante – non è certo sufficiente a salvare un anno nero per il settore (e questo
nessuno poteva aspettarselo), ma neppure i consumi di Natale. Senza contare che a causa dei limiti di orario posti dalla zona gialla che parte da oggi neppure il settore delle somministraziona è in grado di riprendersi a breve. Dunque, per il commercio di vicinato l’emergenza è tutt’altro che finita”.

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