Bankitalia: Umbria, contrazione dell’economia per il covid

La pandemia ha provocato la contrazione dell’intera economia umbra nella prima parte del 2020. Lo conferma Bankitalia nell’Aggiornamento congiunturale, presentato questa mattina. Si è assistito a una parziale ripresa nel terzo trimestre, che però non è bastata per recuperare quanto perso in primavera. Il Pil regionale, nel 2020, dovrebbe perdere l’11 per cento, andando dunque peggio di quello nazionale, secondo le stime Svimez.

Male tutta l’industria, fatta eccezione per quella alimentare. Il calo è stato uguale per i mercati interni ed esteri. Più forte nel settore dell’abbigliamento, dei metalli e della meccanica. Durante la pausa del coronavirus, dunque in estate, gli ordini e il fatturato avevano ripreso a salire, senza tuttavia tornare ai livelli del 2019. Sono stati rivisti al ribasso i piani di investimento da moltissime aziende. Pesanti le ricadute sull’edilizia: più di due terzi delle aziende hanno visto decrescere copiosamente i volumi di produzione. Ancora peggio per l’attività di costruzione di nuovi edifici, anche per l’incertezza che ha assalito le famiglie italiane. Incentivi fiscali e snellimenti burocratico delle opere di ricostruzione post-terremoto potrebbe aiutare il settore.

La crisi ha dato una forte mazzata in particolare ai servizi. Il motivo? La prolungata interruzione delle attività e i limiti imposti per aggregazione sociale e mobilità. La crisi dei consumi è andata a riflettersi sui servizi di alloggio e ristorazione, così come sul commercio al dettaglio non alimentare. Intense le conseguenze sul settore turistico, che ha visto nei primi otto mesi nel 2020 dimezzarsi arrivi e presenze rispetto allo stesso periodo del 2019. Seppure il mese di agosto ha visto una grande ripresa, non è bastato.

In Umbria, è diventato negativo il saldo tra aziende che pensano di chiudere l’esercizio in attivo e quelle che invece vedono un bilancio negativo a fine anno. È cresciuta fortemente la richiesta di finanziamenti da parte delle aziende, le condizioni di offerta sono state rese più favorevoli dalle misure espansive di politica monetaria e dagli interventi del Governo. Sono così tornati a crescere i prestiti alle imprese, +3,3% a settembre. Più marcata l’espansione per le piccole aziende in provincia di Perugia.

Brusco calo, nel primo semestre, per ore lavorate e occupati a tempo determinato (-15 e -24%). Diminuite specialmente le attivazioni di contratti nei settori dei servizi, tra i giovani e le donne. Complessivamente, l’occupazione è calata dell’1,4%. Numero ridotto per il blocco dei licenziamenti e il grande ricorso alle forme di integrazione salariale. Le famiglie, in estate, hanno riacquistato fiducia, ma hanno comunque ridotto la domanda di credito per l’acquisto di case e per finanziare i consumi. C’è stata una corsa al risparmio, con i depositi bancari che a settembre sono cresciuti del 10,1%.

La maggiore liquidità affluita al sistema produttivo umbro a seguito delle misure adottate dalla BCE e dal Governo è stata in buona parte trattenuta in risposta ai crescenti timori sull’evoluzione del quadro congiunturale e per la minore propensione a investire; l’aumento di disponibilità sui conti correnti da parte delle imprese è arrivata al 29,2%. A settembre, le previsioni davano un ulteriore recupero per le attività, ma il quadro economico è tornato incerto a causa della sfavorevole evoluzione della pandemia. C’è quindi prudenza da parte di famiglie e imprese.

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