Confindustria L’Aquila: più di un’impresa su due non investirà

Nessun investimento. Per colpa della pandemia, che si è abbattuta come una mannaia sulle imprese. Più di una su due, in provincia dell’Aquila, non farà alcun investimento nel secondo semestre del 2020. Confindustria L’Aquila è tranchant: “I dati della ripresa restano preoccupanti visto che a fine luglio siamo ancora a un livello di produzione industriale inferiore di 13,9 punti rispetto a luglio 2019”.

Su base dei dati del Centro studi nazionale, il presidente di Confindustria L’Aquila Riccardo Podda può dire: “In provincia avremo, alla fine dell’anno, un calo della produzione compreso tra il 10 e l’11 per cento, tenendo conto di un quarto trimestre debole, intorno allo zero, in linea con le stime dei nostro Centro studi”.

In Italia, il minimo della recessione è stato raggiunto nel secondo trimestre (-12,8 per cento del Pil), con una flessione tendenziale, rispetto al secondo trimestre del 2019, del 17,7 per cento. Secondo Confindustria, “sull’andamento della ripresa dell’industria e delle attività produttive nel loro complesso, in provincia dell’Aquila, peserà la proroga del divieto di licenziamento: un rimedio di dubbia qualità. Soprattutto se finisse per ritardare o, addirittura, scoraggiare quegli interventi di riorganizzazione o di ristrutturazione d’impresa o quegli investimenti che potrebbero più rapidamente assicurare competitività e occupazione”.

Secondo Confindustria, si tratta di un “divieto che non ha più ragione di esistere in questa fase, che frena gli investimenti sul territorio e che, tra l’altro, costituisce una significativa compressione della libertà di iniziativa economica. Fase che dovrebbe, invece, essere dedicata a favorire la ripresa delle attività”.

Il direttore provinciale di Confindustria, Francesco De Bartolomeis, aggiunge: “Il terzo trimestre dovrebbe far registrare una variazione positiva del Pil, grazie alla risalita dell’attività, che è stata a fatica avviata tra maggio e giugno. Tuttavia, il recupero è finora parziale e i rischi che si affievolisca sono alti, lasciando la produzione su livelli troppo compressi”.

Chiude De Bartolomeis: “Una delle priorità è senz’altro l’avvio di una riforma del sistema degli ammortizzatori sociali, che Confindustria ha sollecitato già da metà luglio con un documento di proposte concrete. Serve un sistema che punti sulle politiche attive, per consentire di ricollocare le persone disoccupate e rendere più fluido e meno rigido il mercato del lavoro. Mancano, di contro, interventi per il sostegno agli investimenti e per garantire, in via strutturale, liquidità alle imprese”. Tra questi, il riconoscimento della cedibilità del credito d’imposta 4.0 al sistema bancario sul modello dell’eco-bonus al 110%, la possibilità di modifica dei piani di ammortamento adottati dalle imprese, fino a sospendere l’imputazione in bilancio delle relative quote e le misure necessarie a garantire un più agevole recupero dell’Iva sui crediti non riscossi.

Confindustria chiosa: “Sono necessarie innovazioni profonde sul tema del costo del lavoro. La riduzione dei contributi dovuti dalle imprese del Mezzogiorno dovrebbe rappresentare l’avvio di un complesso ripensamento del sistema contributivo”.

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