Marche: accordo con Loacker

Le Marche entrano nel progetto Noccioleti italiani, lanciato dall’azienda altoatesina Loacker spa. Un massimo di 120 ettari di noccioleti, questo l’obiettivo da raggiungere nei terreni con le caratteristiche adatte a ospitarli. I primi 24 ettari subito suddivisi in tre appezzamenti a Jesi, Colmurano e Fiastra; altri 26 ettari entro il prossimo anno sempre tra le province di Ancona e di Macerata. L’obiettivo è avere una nocciola di qualità 100 per cento italiana.

La regia è di Coldiretti Marche. “L’Italia è il primo paese europeo come produzione di nocciole ma il secondo a livello mondiale dietro la Turchia – ha spiegato la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni –. La crescente domanda soprattutto interna ha fatto sì che le aziende italiane si ponessero il problema di limitare al massimo l’importazione dall’estero. È nato così questo progetto di filiera ed è il motivo per cui come Coldiretti Marche abbiamo deciso di proporre questa opportunità agli agricoltori. Poi sarà una loro libera scelta se avviare questa coltivazione. La nocciola non è adatta a tutti i terreni e per questo abbiamo fatto un’analisi preliminare per valutare la fattibilità dell’investimento”.

Oltre alla presidente Gardoni, si sono espressi Felix Niedermayer, direttore tecnico Loacker, Gianfranco Olivieri, presidente di Copernocciole che ha portato l’esperienza del progetto nel Lazio, Stefano Leporati (Area economica Coldiretti nazionale) e Giorgio Gaddoni (responsabile Centri assistenza agricola di Coldiretti Marche).

Tra nocciole italiane e straniere c’è un abisso nella qualità e nella salubrità. Nel 2019, l’Ue, attraverso il sistema di sorveglianza alimentare, sulle nocciole straniere ha lamentato 57 notifiche per eccesso di aflatossine. Non va poi dimenticata la vicenda dal punto di vista etico: spesso l’importazione da altri Paesi avviene sfruttando la manodopera, anche quella dei minori.

A oggi, nelle Marche, ci sono 20 ettari di noccioleti (nella provincia di Pesaro – Urbino) con una produzione di 250 quintali. Nell’ultimo quinquennio sono aumentati del 17 per cento. Coldiretti Marche spiega: “Il territorio marchigiano non è particolarmente vocato e la sua conformazione non consente grandi estensioni. Per questo si andrà a operare solo in piccoli appezzamenti e dopo una verifica della loro predisposizione. Per il resto il nocciolo necessità di pochi trattamenti, concimazioni minimali e può essere un’ottima alternativa per quelle aree marginali che oggi non offrono grandi performance su altre colture”.

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