Bankitalia, report sull’Umbria: Sgalla, “Dati estremamente preoccupanti”

“Dati di Bankitalia estremamente allarmanti”. Così Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil Umbria, a proposito del documento reso noto oggi dalla Banca d’Italia. “Ai 13 punti di Pil persi negli ultimi dieci anni se ne sommeranno altri sette dovuti alla crisi coronavirus e al lockdown. In pratica, abbiamo perso un quinto della ricchezza in questa regione. E l’occupazione negli ultimi mesi ha subito un ulteriore colpo durissimo”.

Aggiunge Sgalla: “Serve immediatamente un progetto di rilancio. La Regione Umbria convochi le parti sociali e si definisca un piano per mettere a frutto le ingenti risorse economiche che l’Europa ha messo a disposizione”. Nel Report di Bankitalia si parla di “forti e profonde debolezze strutturali del tessuto economico regionale, riconducibili principalmente alla bassa produttività. Potranno verosimilmente essere da freno alla ripresa dell’attività nella fase di uscita dalla crisi indotta dall’emergenza sanitaria”.

In questo contesto di fragilità, “si è innestata la crisi indotta dall’epidemia che ha colpito fortemente l’economia regionale che evidenzia anche il declino del posizionamento umbro rispetto alle regioni europee simili”. “E’ una crisi economica senza precedenti perché dovuta a una pandemia e con un’incertezza dovuta all’evoluzione”.

E ancora: “La pandemia è una notevole sfida anche per chi fa previsioni economiche. Ma tempestività e concretezza devono essere le parole d’ordine e quindi bisogna porre in atto misure di sostegno all’economica secondo una visione organica e mediante l’utilizzo efficiente delle risorse europee”. A cominciare dall’ultima settimana di marzo, l’attività economica regionale ha subito pesanti ripercussioni per via delle misure di sospensione nei settori non essenziali: la quota di valore aggiunto delle attività sospese in Umbria è pari a quasi il 28% del totale, in linea con l’Italia. Tale quota si è ridotta all’8% in seguito alle riaperture di maggio: “Il recupero nella seconda parte dell’anno sarà molto parziale”.

La domanda interna ed esterna, nella prima parte del 2020, ha subito un drastico calo. C’è stata una diminuzione del fatturato di quasi un quinto nel primo semestre. Il terziario è stato il settore più colpito per via della chiusura prolungata di alloggi, ristorazione e commercio al dettaglio non alimentare. Chi vede un futuro meno roseo è il settore turistico, con una ripartenza che sarà molto graduale. “In Umbria il recupero potrebbe essere comunque meno lento rispetto ad altre aree del Paese, in virtù della bassa dipendenza da flussi di turismo internazionale”.

Ha subito un duro colpo pure l’edilizia: “Al contenimento delle perdite potrebbe contribuire, oltre ai recenti provvedimenti di incentivo, il recupero dei ritardi accumulati per la ricostruzione post-terremoto”. Nel settore industriale, calo più accentuato per i cementifici, per le imprese della filiera dell’automotive e dell’aerospaziale e per quelle dell’abbigliamento. Hanno incrementato esclusivamente il settore alimentare e i produttori di beni igienizzanti e sanitari. Enormi le ricadute della crisi sul mercato del lavoro: c’è stata una caduta nel numero di assunzioni di lavoratori dipendenti, con una media superiore a quella italiana. Anche in prospettiva, l’occupazione in Umbria potrebbe contrarsi più che nel resto del Paese.

Infine, uno sguardo ai consumi che, secondo Confcommercio, sono previsti in calo del 7% nel 2020. In calo anche le domande per i finanziamenti. Per il mercato del credito, il primo trimestre ha visto attenuarsi il calo dei prestiti al settore privato non finanziario. Ma si prevede un peggioramento nella qualità dei prestiti.

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