L’Umbria è seconda, tra le regioni italiane, per aumenti dei prezzi a causa del coronavirus. Piazza una città nella top ten, Perugia nona, e Terni al diciassettesimo posto. Gli aumenti hanno riguardato in particolare i beni alimentari, la frutta e la verdura, ma anche latte, salumi, pesce e carne suina.
A parlarci della situazione è Alessandro Petruzzi, vice presidente nazionale di Federconsumatori: “I dati scaturiscono dalle indagini Istat e stupiscono perché a gennaio, invece, eravamo in stagnazione. Il primo mese di chiusura totale c’è stato un balzo nei prezzi, in particolare per i prodotti freschi e gli alimentari. È giusto parlare di speculazioni, ma attenzione perché queste riguardano l’intera filiera, non solo il venditore”.
Petruzzi ha un’idea per controllare il prezzo dei prodotti: “Ho chiesto che venga istituito un Osservatorio regionale, soggetto affidabile in grado di vigilare su eventuali speculazioni”. A proposito dell’Umbria, ci sono un paio di spiegazioni agli aumenti: “Questa è una regione interna, quindi ci sono maggiori costi per i trasporti. Solo in un secondo momento la Grande distribuzione è intervenuta con dei blocchi ai prezzi dei prodotti. Il secondo motivo è da ricercare nella chiusura di mercatini e nell’assenza di ambulanti. Il consumatore si è ritrovato nell’impossibilità di scegliere. Non scordiamo che l’Umbria è una regione di coltivatori, di orti. Con la riapertura dei mercatini e il ritorno degli ambulanti, avremo un calmiere naturale”.
Ma perché l’istituzione di un Osservatorio regionale? “Vorremmo evitare l’errore fatto quando nacque l’euro: i primi tempi rimanemmo a guardare e intervenimmo quando era troppo tardi. Dobbiamo garantire prezzi equi. Adesso che hanno aperto anche i bar e i ristoranti, bisogna sensibilizzare anche i giornalisti a non fare titoloni sui prezzi perché altrimenti daremmo un gran colpo al consumo. Per questi motivi, serve l’Osservatorio”.
Che eviterà le speculazioni: “Entriamo nel merito e parliamone. Ai barbieri e ai parrucchieri, le associazioni di categoria hanno consigliato di alzare di 2 euro le tariffe per shampoo e taglio. Non tutti l’hanno fatto. Però, per esempio, le pettorine – che prima erano vendute ai professionisti a 0.24 centesimi, sono schizzate ora a 0,70 centesimi. Ecco cosa voglio dire quando parlo di speculazioni che riguardano l’intera filiera. E vale anche per verdure, frutta e altri prodotti alimentari”.
Il lockdown, secondo i calcoli fatti da Federconsumatori, è costato 500 euro annui a famiglia. “La situazione a settembre sarà anche peggiore. Facciamo l’esempio degli autobus. Dopo l’estate ci saranno diverse corse da riattivare, dovranno recuperare il prezzo dei biglietti mancanti nel periodo di chiusura. Chi sopporterà questo costo? I cittadini, le regioni? Sarà un dramma da settembre – ottobre”.
Quali armi a disposizione hanno i consumatori contro gli aumenti incontrollati dei prezzi è presto detto: “Il controllo, il confronto e l’acquisto online. Con più tempo a disposizione, i consumatori hanno potuto valutare chi faceva pagare meno. Ma gestire il bilancio familiare, ora che tutto è ripreso, non sarà facile perché viene a mancare l’elemento tempo per confrontare. Serve quindi un soggetto affidabile che lo dica, e torniamo al discorso dell’Osservatorio”.
Fortunatamente, come detto, sono tornati i mercatini a calmierare il mercato: “Il consumatore ha più possibilità di scelta e naturalmente paga di meno un prodotto se lo prende direttamente dal produttore, come nel caso di Campagna Amica e delle vendite a chilometro zero; il venditore, a questo punto, quando vede che le vendite calano, non può che abbassare il prezzo”. La legge della domanda e dell’offerta, insomma.
Lo Stato interviene nella filiera in due modi: “Tramite le Camere di Commercio e i Nas. Questi ultimi controllano la qualità del prodotto. Noi auspichiamo che i controlli siano ancora maggiori e invitiamo i cittadini a fare le segnalazioni, in questo modo si potrà attivare anche l’Antitrust”.