Coronavirus, Cerri (Spi Cgil Marche): “Ne usciremo con unità e senso di responsabilità”

“Si è pagato un prezzo troppo alto in vite umane, nel territorio e nelle Rsa”. E’ Elio Cerri, segretario del Sindacato Pensionati della Cgil delle Marche (Spi Cgil), a raccontare da uno dei fronti più colpiti dal coronavirus come si è mosso e si sta muovendo il sindacato, quali iniziative sono state fatte, com’è la situazione nelle Residenze per anziani e nelle case di riposo, in molti casi travolte dai contagi.

“Ci tengo a sottolineare che noi ci muoviamo unitariamente con i pensionati di Cisl e Uil”. Poi spiega: “Abbiamo diviso in tre categorie le persone che rappresentiamo, che sono anche le più fragili. Nella prima ci sono le situazioni più difficili, quelle delle Rsa; nella seconda coloro che non sono autosufficienti, ma sono comunque in casa e che hanno visto in molti casi interrompersi diversi servizi; nella terza ci sono i pensionati autosufficienti, quelli che di solito socializzano nelle piazza, nei bar, talvolta nei centri commerciali e nei centri sociali”. La fase 2 è molto simile alla fase 1 per gli over 65, a cui nell’articolo 3 del nuovo decreto ministeriale si raccomanda di stare in casa. Anche gli autosufficienti, quindi, si sono ritrovati e si ritrovano tra le mura domestiche 24 ore su 24.

“Per loro abbiamo firmato un protocollo con la Regione. Facciamo arrivare a casa dei nostri associati video, audio, documenti che possono riguardare la ginnastica dolce come l’alimentazione, racconti o poesie come le ultime normative. Per due mesi, abbiamo firmato una convenzione perché, su un canale televisivo, ad aprile e a maggio venga trasmesso il materiale che inviamo nelle abitazioni. Infine, i nostri referenti sul territorio telefonano giornalmente, a 20 persone per volta, per sapere quali sono le necessità, come la spesa piuttosto che l’acquisto del giornale”. Sempre in collaborazione con la Regione Marche, sono stati indicati i nomi degli psicologi a disposizione.

Per la seconda categoria, quella degli anziani non autosufficienti, “sono venute a mancare o si sono ridotte il Sad (Servizio di assistenza domiciliare) e l’Adi (Assistenza domicilare integrata). In pratica, sono venuti a mancare chi accudiva e puliva casa una volta alla settimana e chi era preposto a fare le iniezioni o a fare fisioterapia. Abbiamo fatto molta pressione per riprendere al più presto questi servizi”.

La situazione più scottante è quella che riguarda le Residenze per anziani: “Noi ci siamo mossi subito, dal primo caso di Cingoli, iniziando a monitorare e chiedendo di effettuare controlli. Il 30 marzo abbiamo incontrato la Regione presentando il documento frutto del nostro lavoro che aveva appurato come ci fossero strutture non contaminate, altre con i primi accenni di covid-19 e altre ancora dove invece il virus era già molto presente”. A questo punto, il sindacato Spi-Cgil, come gli altri, ha fatto pressione sulle Regione perché intervenisse: “E qui c’è stato un po’ di scaricabarile. La Regione diceva che la fornitura di dispositivi di protezione individuale per i pazienti, per i sanitari e per gli infermieri spettava a chi gestiva la struttura. Abbiamo chiesto di creare una task force, cosa che è stata fatta, ma non era sufficiente. Abbiamo chiesto di isolare i contagiati, ma in alcune piccole case di riposo questo non era possibile. Allora abbiamo domandato di portarli fuori. Di sicuro l’emergenza non è stata affrontata come si doveva, qualcosa è stato fatto, ma non a livello ottimale”.

Altra richiesta arrivata dal sindacato: “La formazione degli operatori sanitari. Non è stato spiegato agli infermieri come vestirsi e svestirsi in presenza di possibili contagi. Il presidente della Regione ha fatto sapere che si rivedranno alcune convenzioni, ma noi vogliamo che questo argomento venga affrontato a fine emergenza. A questo punto, insieme a Cisl e Uil, abbiamo deciso di fare dei piccoli gruppi e di cercare e dare noi le prime risposte. Lavoriamo per l’oggi, ma anche per il domani”.

In totale, nelle Marche ci sono 100 mila iscritti al Spi-Cgil, nelle Rsa e nelle case di riposo in totale arriviamo a 10 mila posti letto e i morti per covid, finora, sono stati 200 circa. “Per il dopo, chiediamo che le strutture diventino socio-sanitarie in modo da avere la presenza costante di un medico e non del medico della mutua che viene ogni tanto a controllare”.

Sulle inchieste, Cerri glissa: “Non voglio entrare nel merito, noi siamo a disposizione e abbiamo fiducia nella magistratura. Non possiamo incolpare di tutto chi dirige le Rsa, ma un po’ più di attenzione bisognava averla”. Durante questi due mesi turbolenti, i sindacati marchigiani dei pensionati hanno fatto il possibile per non lasciare soli gli iscritti: “Oltre agli incontri con la Regione, abbiamo visto i prefetti e, contrariamente ad altre volte, abbiamo trovato molta attenzione da parte loro”.

Il segretario del Spi-Cgil chiude con un’idea: “Dopo la guerra l’Italia ha trovato unità ed è uscita dalla situazione in cui si trovava; oggi, ne usciremo con senso di responsabilità e con la stessa unità da parte dei cittadini, della medicina, della ricerca e della politica”.

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