Fase 2: Aur, come gestire l’esposizione al rischio dei lavoratori

Fase 2: come gestire l’esposizione al rischio nella ripartenza per i lavoratori umbri? Ne ha parlato in un editoriale l’Aur. È ormai chiaro che l’allentamento delle misure restrittive dovrà avvenire in modo graduale e differenziato per evitare il rischio di una seconda ondata di contagi. E per le attività produttive?

Sarà importante poter disporre di informazioni molto specifiche: non solo ‘dove’ e ‘cosa’ si produce’, ma anche ‘come’, quindi le caratteristiche di rischio associate alle specifiche modalità di svolgimento di ogni attività produttiva. Rischi maggiori derivano dal lavorare a stretto contatto con altre persone, colleghi o clienti. L’Aur ha dunque stimato le probabilità di contagio dei lavoratori umbri, applicando il metodo del rischio collegato all’attività lavorativa riferito alla prossimità fisica con altre persone.

Sono 800 le professioni censite dall’indagine Icp, condotta dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche; il valore dell’indice è stato ricondotto a livello di settore economico, tenendo conto della loro distribuzione all’interno di ciascun comparto. L’indice varia tra 0 e 100. La fascia di massimo rischio va dal 66esimo percentile in su della distribuzione. La quota di lavoratori a più alto rischio si trova nelle Attività di servizio alle famiglie (40,1%), Sport e Intrattenimento si ferma al 32,5%, ma con un rischio superiore (59,7% contro 41%).

I settori più ad alto rischio di prossimità fisica sono tutti nel terziario: Alloggio e ristorazione, Istruzione, Sanità e Commercio. E sono anche quelli in cui si ritrova la maggior quota di lavoratori concentrata nella fascia a rischio più alto, cui corrispondono circa 90 mila lavoratori. Per più dell’85% degli occupati nelle Attività ricettive e per quasi tre quarti di chi è impiegato nell’Istruzione risulta difficile lavorare evitando di trovarsi nei pressi di altri soggetti. Nella classe medio-alta troviamo la Manifattura, dove troviamo quote ben più basse di lavoratori a rischio (il 10%, ossia 6.500 occupati). Percentuale ancora più bassa per le Costruzioni. Pubblica amministrazione e Altre attività di servizi (parrucchieri, estetisti) hanno invece una quota di lavoratori più elevata.

Nella classe medio-bassa, si distinguono per un’incidenza particolarmente significativa di mestieri che richiedono la vicinanza fisica ecco i datori di lavoro per il personale domestico (colf, cuochi, camerieri, giardinieri, baby sitter). L’Agricoltura si distingue per la maggior incidenza di occupazioni che richiedono poca interazione interpersonale. Complessivamente, tra i 363 mila occupati umbri al 2019, il 34,7% (126 mila unità) può rientrare nelle categorie a più alto rischio di prossimità fisica.

Per concludere, toccherà alle imprese assumersi una forte responsabilizzazione, ma anche ai lavoratori e ai loro rappresentanti nella gestione della sicurezza sanitaria. Solo così la Fase 2 potrà essere affrontata limitando il rischio di una seconda ondata di malati.

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