Cna Marche: “Riaprire bar e ristoranti”

Le categorie si ribellano contro il lockdown prolungato fino ai primi di giugno. Dopo estetiste e parrucchieri, sono bar e ristoranti a mobilitarsi e a chiedere di anticipare la riapertura a metà maggio. Uno spiraglio sembra arrivare dalla decisione del Governo di differenziare le aperture su base regionale dal 18 maggio, sulla base dell’andamento dei contagi. Un impegno ad anticipare la riapertura è stato preso dal presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, previa redazione di protocolli di sicurezza in collaborazione con le associazioni di artigiani e commercianti.

“Ci auguriamo che sia possibile quanto prima riaprire al pubblico i nostri esercizi di ristorazione” afferma Gabriele Di Ferdinando, responsabile Commercio e Turismo Cna Marche “perché per noi un altro mese di blocco sancirebbe una condanna a morte per l’intero settore. Un settore che raggruppa ristoranti, bar, catering a cui si aggiungono pizzerie e rosticcerie. E poi una ulteriore chiusura prolungata significa anche nessun canale di sbocco per l’agroalimentare, per il vino, l’olio, i formaggi ecc”.

Le imprese della ristorazione sono ormai allo stremo delle forze e le loro condizioni finanziarie sono così gravi da destare preoccupazione anche sul fronte della tenuta sociale di scelte scellerate come quella di una chiusura così prolungata.

“Le imprese” precisa Di Ferdinando”non riusciranno a resistere ancora per molto. La disperazione si sta trasformando in rivolta. Chiediamo alla Regione Marche di attuare quanto annunciato da Ceriscioli nell’incontro con le categorie “rassicurando le imprese sulla definizione di una prossima, e certa, riapertura. Dal punto di vista della sicurezza le imprese sono pienamente coscienti ed informate, e rispettose delle indicazioni del Governo”

Tra bar, ristoranti e catering le imprese marchigiane della ristorazione sono 8.355 con 42.060 addetti. Tra dicembre e marzo il settore ha perso 188 attività. Sul territorio regionale ci sono 5.043 ristoranti, 3.242 bar e 70 imprese di catering. A queste vanno aggiunte 1.220 tra pizzerie, rosticcerie e friggitorie artigiane con 4 mila addetti. Si tratta di un pezzo importante dell’economia regionale che rischia di non riaprire mai più.

“Per le nostre imprese riaprire” spiega Di Ferdinando “non vuol dire pieno esercizio dell’attività che forse avremo fra un anno, significa riadattare il proprio locale alle nuove indicazioni sanitarie, pagare i debiti, buttare la merce in magazzino invenduta o scaduta, rassicurare i propri dipendenti e la propria famiglia e poi decidere come e se andare avanti”.

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