Autorizzare il take away nei ristoranti: Confcommercio Toscana scrive alla Regione

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Gentile Presidente, poiché in questa emergenza epidemiologica i vari provvedimenti che sono stati adottati ai diversi livelli rischiano di generare una discriminazione tra le attività economiche del settore alimentare, chiediamo di valutare la possibilità di consentire anche a ristoranti, pizzerie, pasticcerie e gelaterie, chiuse al pubblico dal DPCM 11 marzo 2020, di effettuare insieme al servizio di consegna a domicilio (delivery), molto apprezzato dal pubblico, anche il servizio di vendita per asporto (take away).
Riteniamo infatti che questo servizio, consentito per altri esercizi quali i negozi di generi alimentari, gastronomie e simili, sia stato ingiustamente impedito loro in questa fase per una valutazione errata sul suo impatto a livello igienico-sanitario.

Non si capisce infatti perché, mentre è possibile acquistare un pollo allo spiedo, una lasagna pronta, un dolce pasquale o di fatto un pranzo completo in un supermercato, magari dopo aver percorso chilometri in auto per raggiungerlo e aver fatto una lunga fila per entrarvi, non sia concessa al consumatore la stessa facoltà nel ristorante o nella pasticceria sotto casa, che potrebbero ritrovare in questo servizio uno spazio economico importante ed un’opportunità di occupazione al momento preclusa.

Questo tipo di esercizio, abituato da sempre a preparare e proporre piatti da somministrare al pubblico, è infatti in grado di fornire alla clientela il prodotto garantendo tutte le misure di sicurezza necessarie a tutela della salute dei lavoratori e dei consumatori. E le modalità di consegna non sarebbero certo meno sicure o più complicate rispetto a quelle dei negozi al dettaglio dello stesso settore.
I clienti, infatti, dopo aver ordinato le pietanze tramite internet o telefono, verrebbero a ritirarle su appuntamento, ad orari prefissati. Non ci sarebbero dunque file né pericoli connessi, come accade invece nei supermercati.

Va considerato inoltre che questo potrebbe essere un servizio utile e apprezzato anche dai consumatori, soprattutto nelle località dove non arrivano i servizi di consegna a domicilio che passano dalle piattaforme online. Servizi che, peraltro, comportano un notevole aggravio di costi sia per l’esercente che per il cliente (si arriva a percentuali del 35% sul venduto per le imprese, con aggiunta di € 3,50 per il cliente!).
Vale poi la pena ricordare che il “take away” sarà probabilmente il futuro della ristorazione, soprattutto nella prima fase dopo il lockdown.

Per i motivi sopra esposti, dunque, chiediamo alla Regione Toscana di valutare questa possibilità che garantirebbe più respiro anche alle attività della ristorazione, che a pieno titolo fanno parte della filiera alimentare e possono garantire la piena osservanza delle precauzioni indicate dalle autorità sanitarie.

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