Regione Umbria: presentato Piano gestione fragilità da covid-19

È stato presentato il piano per la gestione delle fragilità indotte dal covid-19. La Regione Umbria ha l’obiettivo di individuare le persone in condizioni di fragilità in un periodo in cui diventa ancora più grave il problema e più urgente trovare una soluzione. A illustrare il piano, in videoconferenza, l’assessore umbro alla Sanità, Luca Coletto, il direttore regionale della Sanità, Claudio Dario, la dirigente regionale, Paola Casucci, e Pietro Paolo Faronato, esperto di programmazione sanitaria e organizzazione dei servizi territoriali.

La Regione Umbria sta dedicando molto spazio a questa fascia di popolazione, soprattutto agli anziani nelle case di riposo o che vivono nelle proprie case. L’assessore Coletto ha aggiunto: “Sappiamo tutti quanto sia disorientante per le persone anziane essere allontanati dal loro ambiente e dalle loro abitudini, quindi ci stiamo adoperando per garantire il miglior sostegno e le cure nelle loro case. In parallelo vogliamo proteggere gli anziani ospitati nelle residenze e per questo sono state bloccate le visite garantendo il contatto esterno con le famiglie attraverso il telefono e la rete. Inoltre, sono state individuate delle strutture distribuite in modo omogeneo sul territorio regionale per poter garantire la giusta accoglienza ai soggetti che ne avranno necessità”.

In Umbria, ci sono 190 strutture residenziali, con un totale di 3.644 posti letto. Dario ha spiegato: “In varie parti d’Italia stiamo assistendo a un allontanamento volontario delle badanti”. Se è vero che l’Umbria ha una buona tenuta sociale, bisogna monitorare la situazione per preservare i soggetti più fragili, come anziani e bambini, che restano solo quando i familiari vengono ricoverati.

Vediamo cosa prevede il Piano. Nel caso in cui un paziente in una residenza sanitaria protetta o in una struttura residenziale protetta avesse febbre, tosse, dispnea, cefalea e mialgie, verrà immediatamente trattato come paziente sospetto covid positivo. Sarà il responsabile della struttura a contattare il Servizio di igiene e sanità pubblica competente per territorio, che programmerà i test di diagnosi per la conferma. L’ospite andrà isolato, si provvederà alla riorganizzazione del personale infermieristico interno e Oss in turno, individuando per ciascun turno un solo infermiere e un solo Oss che assisteranno il malato, dopo che questi saranno stati riforniti di dispositivo di protezione individuale.

Se il paziente poi risultasse negativo, tornerebbe in comunità; in caso di positività, l’Isp adotterà provvedimenti per la gestione dei contatti e per la ricerca del covid-19 tra gli altri ospiti della struttura e tra gli operatori, valutando per prima cosa le condizioni cliniche del paziente. Se dovrà essere ricoverato in ospedale, sempre l’Isp chiamerà il 118 che penserà al trasferimento; potrebbe anche esserci il caso di condizioni stabili e quindi la persona positiva sarà isolata all’interno della residenza stessa. Se fosse impossibile l’isolamento, ci sarà il trasferimento in una struttura covid a bassa intensità, “in strutture presenti in Umbria, già idonee dal punto di vista strutturale, in grado di accogliere soggetti con ridotta autosufficienza, con la dotazione di personale infermieristico e di assistenza”.

Paolo Casucci ha sottolineato: “Il Piano regionale prevede una ricerca attiva sul territorio di soggetti in condizioni di fragilità che abbiano impossibilità o difficoltà di segnalare la propria condizione di bisogno”. Come gli anziani che vivono soli, le persone in povertà estrema o degrado sociale, con precedenti situazioni di disagio psichico, i minori dopo il ricovero dei familiari. Ad attivare la richiesta di sostegno potranno essere un cittadino, il medico di medicina generale, i servizi sociali del Comune, il volontariato. Dove? Al Segretariato sociale dei Comuni o al Distretto socio-sanitario, quest’anno sarà il ‘case manager’. L’Isp valuterà le condizioni del soggetto, d’accordo con il distretto socio-sanitario, e deciderà se c’è la possibilità della gestione domiciliare.

Il Distretto socio-sanitario, nell’ambito dell’emergenza coronavirus, coordinerà le diverse funzioni coinvolte nell’assistenza al caso, quindi personale sanitario, operatori dei Comuni, addetti all’assistenza, Protezione civile, volontariato. Provvederà al monitoraggio periodico della situazione e, nel caso fosse complessa da non consentire la gestione domiciliare, contatterà il Comune capofila delle Zone sociali in modo da attivare un ricovero in una struttura specifica di sollievo che garantisca assistenza tutoriale o domestica. In caso di covid, se le condizioni saranno da ricovero in ospedale, il Servizio di prevenzione chiamerà il 118 che provvederà al trasferimento; con condizioni stabili, il Dipartimento deciderà praticabilità e sicurezza della permanenza in isolamento al proprio domicilio.

In base ai vari casi, verranno coinvolte Protezione civile, Servizi sociali del Comune, volontariato.

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