Coronavirus, mobilità in Umbria: la ricerca dell’Aur su dati Teralytics

Com’è cambiata in Umbria la mobilità a causa dell’emergenza coronavirus? A spiegarlo è Mauro Casavecchia, responsabile di ricerca dell’Aur. I divieti ministeriali sono stati presi alla lettera dalla maggior parte della popolazione. Vie e piazze delle città si sono svuotate. Per monitorare, al di là della percezione, gli spostamenti ci si affida ai movimenti dei cellulari, in forma anonima e aggregata. La Teralytics, società di consulenza svizzera, ha effettuato recentemente una di queste elaborazioni. Ha analizzato le informazioni provenienti da 27 milioni di sim telefoniche su tutto il territorio italiano.

Il periodo preso in esame è quello tra il 23 febbraio e il 26 marzo. Subito vediamo il vero e proprio crollo negli spostamenti giornalieri, che si è verificato prima nelle zone del Nord Italia colpite dal contagio, poi anche nel Centro e nel Sud del nostro Paese. Andiamo a vedere la situazione nelle aree di Perugia e di Terni. La base di riferimento è la settimana dal 10 al 16 febbraio, quella precedente alla proclamazione dell’emergenza sanitaria. Affiancato ai dati umbri, c’è quello della città di Bergamo, comune tra i più colpiti dal fenomeno.

Il 4 marzo è il primo del primo decreto di Giuseppe Conte, quello di chiusura delle scuole e delle attività didattiche. In Lombardia e in Veneto già si è ridotta la mobilità, a Bergamo siamo al -34 per cento rispetto a tre settimane prima. A Perugia, in quella data, siamo a +10% rispetto a 20 giorni prima ed è l’ultimo picco positivo prima delle restrizioni. A Terni, l’ultimo giorno in cui si registrano flussi non ridotti è il 6 marzo.

Il 9 marzo arriva il secondo decreto, quello che estende le zone rosse a tutto il territorio nazionale, limitando gli spostamenti a quelli necessari. In Umbria la mobilità è calata del 20 per cento, a Bergamo si è più che dimezzata. L’11 marzo arriva il terzo decreto, con chiusura di esercizi commerciali, bar e ristoranti. Gli spostamenti degli umbri si sono ridotti di altri dieci punti. Si nota una certa divaricazione tra i dati dei due comuni capoluogo – Perugia e Terni – nei giorni feriali, rispetto alle due province, dove la riduzione degli spostamenti è meno grande. Probabilmente dovuta ai servizi essenziali, che si trovano in particolare in prossimità dei centri urbani. La stessa tendenza si nota a livello nazionale tra zone metropolitane e montane.

Nelle settimane successive prosegue gradualmente la diminuzione negli spostamenti. Diventati minimi negli ultimi due fine settimana. Il decreto di domenica 22 marzo, che chiude anche le attività produttive non essenziali, coincide con il punto minimo nella mobilità: rispetto a cinque settimane prima, a Perugia siamo al -69 per cento, a Terni a -84 per cento, praticamente come a Bergamo.

In conclusione, l’Aur spiega: “Se intensità e durata del necessario rallentamento della mobilità da un lato favoriscono il contenimento della diffusione del contagio, nel contempo tendono ovviamente a impattare in modo negativo sullo svolgimento delle attività economiche. Occorrerà dunque continuare a monitorare attentamente l’evoluzione della situazione per provare a contemperare le due esigenze e trovare il migliore punto di equilibrio possibile”.

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