Turismo e commercio, Natili: “Più speranze per il secondo, per il primo futuro nebuloso”

L’Umbria soffre per l’emergenza sanitaria che diventa ovviamente anche emergenza economica. Con un piccolo segnale di speranza, però, se si guarda oltre: la capacità di imparare che questo periodo ha inculcato anche nelle persone che non ne avevano voluto sapere fino a questo momento. Vedi le nuove tecnologie per gli anziani. Insomma, una luce in fondo al tunnel, come spiega anche Valerio Natili, segretario umbro della Fisascat (Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali Affini Turismo) Cisl.

“Quando sei dentro una crisi, nell’immediato non vedi una via d’uscita. Se però ci sforziamo di guardare oltre, scopriamo nuove opportunità. Faccio un esempio: mia mamma ha imparato a fare le videochiamate su WhatsApp. Tanta gente ha scoperto Skype. L’uomo si adegua per sopravvivere”. Non solo questa la speranza in cui intravvedere un futuro meno nero. “Ci sono diversi ristoranti che hanno iniziato con le consegne a domicilio, cosa che prima non facevano. Può essere un’attività interessante anche per il futuro, per quando l’emergenza si sarà conclusa”.

Se guardiamo all’oggi, invece, i segnali – del turismo soprattutto – sono tutti negativi. “In Umbria, il turismo è fermo, come da decreto. Nel commercio, sono aperte solo le attività che forniscono beni essenziali, gli alimentari. Qui registriamo fatturati grossi, volumi maggiorati. Del resto, la gente va ad acquistare nei supermercati per poi prepararsi da mangiare a casa. Mi dicono che il fatturato e il volume d’affari, nella gdo, è superiore al periodo natalizio. I magazzini lavorano su tre turni, anche di notte. Per ragioni di sicurezza, infatti, ci sono meno persone al lavoro contemporaneamente, per più ore complessive”.

La sicurezza, dopo i primi giorni di grande confusione, è ora ottima nei supermercati e nei centri commerciali: “Gli addetti hanno i dispositivi di sicurezza, gli ingressi dei clienti sono contingentati, viene fatta rispettare la distanza minima, ci sono le barriere di sicurezza alle casse. Abbiamo lavorato tanto all’inizio per arrivare ora a questi risultati. Puntavamo infatti a garantire il servizio nel rispetto delle norme di sicurezza per i lavoratori e per i clienti”.

Le piccole attività commerciali sono tutte chiuse: “Ci siamo attivati per far garantire la cassa integrazione o il fondo di integrazione salariale per tutti i dipendenti. Il decreto impedisce licenziamenti. La ripartenza sarà articolata perché probabilmente i negozi apriranno a scaglioni”. Decisamente più complessa la situazione per le strutture alberghiere e ricettive: “Quando ci sarà la ripartenza, i ristoranti dovranno far rispettare la distanza di sicurezza, dunque ci saranno meno tavoli, meno clienti e, di conseguenza, meno incassi”.

Quello che è sicuro è che la stagione turistica estiva è sfumata: “Chi aveva prenotato ha disdetto, chi ancora non l’aveva fatto se ne guarda bene dal farlo con una situazione così incerta. Ammettiamo che a luglio l’Italia ne sia fuori, non potrebbe comunque aprire interamente le sue frontiere perché negli altri Paesi l’emergenza potrebbe essere ancora in corso. Il turismo sta sicuramente pagando il dazio maggiore. Magari potremmo avere, in estate, un po’ di turismo locale in Umbria, ma il fatturato sarebbe comunque irrisorio”.

Il turismo non è un settore a cui “puoi vendere i paesaggi e le esperienze via social. La gente vuole anche viverlo. Ecco perché qui il futuro è nebuloso”.

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