Avis Umbria: la donazione scelta di vita e progetto di salute

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Abbiamo intervistato, per il Corriere dell’Economia, il presidente regionale dell’Avis dell’Umbria, Andrea Marchini, che ha parlato dell’emergenza che stiamo vivendo a causa del coronavirus, ma non solo.

Nell’emergenza che l’intero Paese e quindi anche l’Umbria stanno vivendo, quale è la risposta dei cittadini alla mancanza di sangue?

“Nell’immediatezza i donatori ‘timorosi’ non andavano a donare; opportunamente rassicurati e dopo una campagna di ‘comunicazione’ sulla necessità che non venisse interrotto il servizio che il donatore rende alla sanità pubblica perché questa possa rispondere alle esigenze dei malati con un servizio efficace ed efficiente, le donazioni hanno ripreso con ‘entusiasmo’”.

Può indicarci le aree in cui ci sono maggiori necessità?

“Oggi, dopo la risposta entusiastica avuta su tutto il territorio nazionale, e dopo che in molte aree le attività chirurgiche elettive, per le quali si prevede un elevato fabbisogno trasfusionale, sono state notevolmente ridotte, nessuna regione manifesta criticità, anzi in più regioni si evidenzia attualmente una eccedenza”.

I cittadini forse preoccupati dal clima di tensione hanno timore a venire nei centri Avis per la donazione. Cosa risponde a eventuali perplessità di un comune cittadino che visti i vostri appelli è disponibile?

“In Umbria non ci sono Centri Avis, i Servizi Immumotrasfusionali e i Punti di Raccolta Fissi sono tutti presso strutture ospedaliere pubbliche, sono servizi accreditati e sicuri, quindi, i donatori giustamente motivati, continuino ad esprimere il loro impegno di solidarietà e di responsabile partecipazione alla vita comunitaria. L’Avis oltre che promuovere la donazione tende da tempo ad effettuare la ‘chiamata programmata’ per evitare periodi di ‘carenza’ e periodi di ‘eccedenza’”.

L’Avis dell’Umbria aveva già delle scorte per evenienze improvvise?

“La nostra regione disponeva di scorte per le ’emergenze’ ed è prevista la possibilità di effettuare raccolte straordinarie da donatori resisi disponibili per tali eventualità. In Umbria la diminuzione della raccolta che si registra da qualche anno è compensata da un costante migliore utilizzo di ciò che si raccoglie; occorre, invece, incentivare e sollecitare le strutture affinché si aumentino le attività di raccolta del plasma – oggi nettamente inferiore alle necessità regionali e nazionali – La donazione del sangue e degli emocomponenti è una attività sanitaria essenziale e necessaria a garantire l’attività assistenziale di pazienti che necessitano di trasfusioni: 1800 pazienti quotidianamente vengono trasfusi”.

Vuol fare un appello agli umbri per spronarli a compiere un gesto di solidarietà come quello della donazione di sangue?

“Innanzitutto occorre sempre più che la nostra Associazione effettui chiamate programmate dei donatori, nei limiti fissati dalle strutture, raccomandando ai soci di non recarsi spontaneamente presso i Punti di Raccolta Fissi e/o Servizi Immunotrasfusionali al fine di garantire accessi regolari ed il rispetto della vigente normativa evitando periodi di eccedenza e periodi di carenza. La nostra Associazione deve essere sempre più credibile ed affidabile e, perché ciò sia vero, il nostro servizio volontario alla collettività dovrà sempre più essere svolto in modo tale da rendere disponibile il nostro dono quanto e quando occorre al Servizio Sanitario, al di là delle emergenze e secondo una programmazione regionale. Oggi, più di ieri, dopo i numerosi appelli istituzionali è ancor più noto alla collettività il ruolo dei donatori volontari di sangue e la costante necessità delle donazioni volontarie; è per questo che dobbiamo, tutti insieme, operare per far si che il donatore sia sempre più consapevole, responsabile e disponibile ad andare su ‘chiamata’”.
La donazione è una scelta di vita e un progetto di salute.

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