Plastic tax: Regione e aziende ‘contro’ in Umbria

Argomento la plastic tax nell’incontro che si è tenuto ieri, presiediuto dall’assessore regionale allo Sviluppo economico Michele Fioroni, e alla presenza del direttore regionale Luigi Rossetti e del direttore generale di Confindustria Umbria, Elio Schettino. Hanno partecipato le aziende maggiormente interessate all’argomento, con un fatturato totale di 415 milioni di euro e con 1.600 dipendenti. C’era, alla riunione, pure il consigliere regionale Daniele Carissimi.

L’assessore Fioroni ha mostrato solidarietà nei confronti di imprese e lavoratori: “Comprendo perfettamente le difficoltà emerse e rappresentate durante l’incontro circa le gravi conseguenze che arrecherà l’introduzione della plastic tax allo sviluppo economico del territorio, sia in termini di produttività sia di occupazione”. Ha quindi fatto sapere di voler “lottare accanto alle imprese avverso questa iniqua tassa. Tutela dell’ambiente e sviluppo di un’economia circolare e sostenibile non possono essere realizzati tramite divieti e sanzioni”. In collaborazione con l’assessore al Lavoro della Regione Piemonte, Elena Chiorino, si presenterà un documento comune alla Conferenza Stato – Regioni. Obiettivo: ridurre più che si può gli effetti della plastic tax.

Ancora Fioroni: “Le amministrazioni statali, regionali e locali, favorendo l’innovazione e la ricerca, devono supportare le nostre imprese e lavorare insieme al mondo dell’industria per implementare una concreta strategia di sostenibilità, e non penalizzarle con quella che a tutti gli effetti è una tassa sulla produzione iniqua ed ingiustificata da reali benefici in termini di tutela ambientale”. Elena Chiorino, telefonicamente, ha fatto sapere: “Esprimo massimo apprezzamento per quanto sta facendo la Regione Umbria. Allo stesso modo in Piemonte abbiamo avviato un tavolo con tutti i soggetti danneggiati da queste nuove tasse, che penalizzano le nostre imprese, e ci auguriamo di riuscire, insieme all’Umbria, a sensibilizzare tutte le altre Regioni italiane in modo da poter portare avanti una forte e incisiva iniziativa comune tesa a proteggere il valore aggiunto delle imprese, che dobbiamo difendere e non certo ostacolare con balzelli che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro in tutta Italia”.

Ricordiamo che l’imposta è esigibile dal prossimo mese di luglio ed è di 9,45 euro per 1 kg di plastica prodotta o immessa in consumo. Imposta che si riferisce a tutti gli oggetti in plastica monouso utilizzate per contenere, proteggere e consegnare merci o prodotti alimentari (sono esclusi i dispositivi medici, i prodotti compostabili e quelli adibiti a contenere medicinali). La tassa avrà impatto su più di 9 mila aziende in Italia e si aggiunge al contributo ambientale Conai, che le aziende già versano per la gestione degli imballaggi in plastica, contributo che recentemente è aumentato, più coerente perché rivolto al recupero.

Dall’incontro è emerso dunque che: la nuova tassa mina la sostenibilità produttiva e drena importanti risorse per investimenti in innovazioni. La nuova tassa è stata introdotta per asseriti fini di tutela dell’ambiente, ma non è stata prevista alcuna misura concreta rivolta a tal fine. Al momento, peraltro, la plastica rappresenta ancora la migliore soluzione ambientale, economica e sociale. Il materiale plastico è flessibile, durevole, leggero, economico, non marcisce, non viene attaccato dai batteri e se finisce in mare è perché qualcuno ce lo butta, non perché ci arriva da solo. Il vero problema non è la plastica ma la gestione del rifiuto plastico.

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