Milano capitale della cultura italiana

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Più di 25,4 miliardi di euro e 365 mila addetti collocano la Lombardia ai vertici del panorama culturale italiano. Si tratta di valori che, rispettivamente, incidono per il +7,3% e +7,5%. Milano si conferma prima su entrambi gli indicatori economici, con incidenze intorno ai dieci punti percentuali. Tra le altre province lombarde, spiccano i risultati di Monza-Brianza, dodicesima per valore aggiunto (+6,2%) e decima per occupazione (+7,3%). La cultura è uno dei motori trainanti dell’economia italiana, uno dei fattori che più esaltano la qualità e la competitività del made in Italy. Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, fatto da imprese, PA e non profit, quasi 96 miliardi di euro e attiva altri settori dell’economia, arrivando a muovere, nell’insieme, 265,4 miliardi, equivalenti al 16,9% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche di quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, a cominciare dal turismo. Una ricchezza che si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo Sistema Produttivo Culturale e Creativo dà lavoro a 1,55 milioni di persone, che rappresentano il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Nel complesso, quello produttivo culturale e creativo è un sistema con il segno più: nel 2018 ha prodotto un valore aggiunto del 2,9% superiore. Gli occupati sono 1.55 milioni con una crescita dell’1,5%, superiore a quella del complesso dell’economia (+0,9%).

È quanto emerge dal Rapporto 2019 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche, presentato oggi, a Milano, in partnership con la Fondazione Cariplo, presso la sala stampa di Palazzo Marino, alla presenza del ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, dal segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, dal presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, dal presidente della Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti, dall’Assessore alla Cultura, Filippo Del Corno, dall’Assessore all’Autonomia e Cultura Regione Lombardia, Stefano Bruno Galli. Ha moderato il dibattito Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera.

L’unico studio in Italia che, annualmente, quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia. Arrivato alla nona edizione, lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di circa 40 personalità di punta nei diversi settori, alla partnership con Unioncamere, Fondazione Fitzcarraldo, Si.Camera, Regione Marche e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dall’analisi emerge con chiarezza quanto il ‘sistema Italia’ debba a cultura e creatività: il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia, nel 2018, quasi 96 miliardi di euro. L’occupazione evidenzia nel complesso una variazione positiva del +1,5% a confronto con un dato che per l’intera economia è del +0,9% e andamenti coerenti per i settori rispetto a quanto visto per il valore aggiunto prodotto con un tasso di incremento del +1,8% per le creative driven e del +1,4% per la componente core, all’interno della quale spiccano videogiochi e software (+7,5%), design (+4,0%) e performing arts (+2,4%).

“Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia – commenta Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – e consolidano la missione del nostro Paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria anche per affrontare le sfide che abbiamo davanti a cominciare dalla crisi climatica. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza, aiuta il futuro e favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva”.
“La sinergia tra cultura e impresa in Italia, per cui l’impresa produce cultura e la cultura crea impresa, spiega il grande apporto che questo settore dà alla ricchezza prodotta dal nostro Paese: 96 miliardi di euro nel 2018, con un effetto moltiplicatore quasi doppio sul resto dell’economia”, sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “Occorre quindi continuare a credere e investire su questo settore, non solo nelle grandi aree urbane come Milano e Roma ma anche in tutto il fitto reticolo di centri più piccoli, eppure altrettanto importanti, così diffusi nel nostro Paese”.

“Il rapporto Symbola conferma una convinzione sulla quale la nostra Fondazione ha impegnato risorse, idee e competenze; oltre un miliardo di euro dal 91 ad oggi, a sostegno di più di diecimila progetti per l’arte e la cultura, contribuendo a portare innovazione nel modo con cui valorizzare e tutelare il nostro patrimonio artistico e architettonico; – afferma il presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti – La cultura è un asset strategico per il nostro Paese su cui far leva; è un potente strumento di crescita delle persone e un efficace volano per l’economia. A questi fattori si aggiunge la capacità di tenere insieme le persone, dar vita al dialogo e generare valore per le comunità, concorrendo alla coesione sociale. Lo abbiamo sperimentato anche con la creazione di imprese culturali che hanno dato lavoro a centinaia di giovani. Non abbiamo mai smesso di sostenere la cultura, con la nostra azione filantropica; continueremo a farlo leggendo i nuovi bisogni, portando la cultura sempre di più verso le persone che ne hanno meno accesso, e nei luoghi più lontani, come le periferie”.

Il rapporto analizza il Sistema Produttivo Culturale e Creativo, ovvero tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche tutte quelle attività che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti, quindi la loro competitività, che nello studio definiamo creative-driven. Il sistema produttivo culturale si articola in 5 macro settori: industrie creative (architettura, comunicazione, design), industrie culturali propriamente dette (cinema, editoria, videogiochi, software, musica e stampa), patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), performing arts e arti visive a cui si aggiungono le imprese creative-driven (imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano in maniera strutturale professioni culturali e creative, come la manifattura evoluta e l’artigianato artistico). Dal mobile alla nautica, larga parte della capacità del made in Italy di competere nel mondo sarebbe impensabile senza il legame con il design, con le industrie culturali e creative.

Le industrie culturali producono, da sole, 35,1 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 500 mila persone (il 2,0% degli addetti totali). Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 13,8 miliardi di valore aggiunto, grazie all’impiego di quasi 267 mila addetti. Le Performing arts generano, invece, 8,2 miliardi di euro di ricchezza e 145 mila posti di lavoro; a conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono 2,9 miliardi di euro di valore aggiunto e 51mila addetti. A questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven: 35,8 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,3% del complessivo nazionale) e più di 591 mila addetti (2,3% del totale nazionale).

Approfondendo l’analisi è interessante individuare le varie componenti che contribuiscono alla produzione di ricchezza in ciascun settore culturale. Le performance più rilevanti, all’interno delle industrie creative, appartengono al sottosettore del design (che produce 8,9 miliardi di euro di valore aggiunto insieme all’architettura; lo 0,6% del valore complessivo) e della comunicazione (4,9 miliardi di euro, lo 0,3%). Ad alimentare la ricchezza prodotta dalle industrie culturali, invece, vi sono il comparto dell’editoria e stampa (da cui deriva lo 0,9% del valore aggiunto nazionale, corrispondente a 13,7 miliardi di euro) e quello dei videogiochi e software (0,9%, pari a 13,6 miliardi di euro).

Nel suo complesso il Sistema Produttivo Culturale e Creativo ha prodotto un valore aggiunto e un’occupazione superiore rispetto all’anno precedente (+2,9% e +1,5%).

Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo italiano conta, a fine 2018, 416.080 imprese, che incidono per il 6,8% sul totale delle attività economiche del Paese. In particolare, le imprese che operano nei settori del Core Cultura, direttamente collegate alle attività culturali e creative, sono 289.792, a cui va ad aggiungersi la stima relativa alla componente creative driven, dove confluiscono tutte le attività economiche non strettamente riconducibili alla dimensione culturale ma caratterizzate da strette sinergie con il settore (125.054 imprese).

Più del 95% delle imprese operanti nel settore Core Cultura appartiene a due soli ambiti: industrie culturali (147.153 mila imprese, pari al 50,6 % del totale) e industrie creative (129.533 imprese, pari al 44,5% del totale).

Focalizzando le dinamiche 2017/2018, ad eccezione delle industrie culturali, che hanno fatto registrare una diminuzione (-0,6%, con il picco positivo di videogiochi e software cresciuti del +2,7%, e negativo di editoria e stampa, -2,0%), nel 2018 gli altri raggruppamenti sono cresciuti, sia quello più consistente delle industrie creative (+0,9%, trainato da comunicazione, +1,3% e design, +2,1%), sia quelli più piccoli ma molto dinamici delle performing arts (+2,7%) e del patrimonio storico-artistico (+4,9%).

Le imprese femminili sono in aumento nella filiera: sono, infatti, ben 52.391, pari al 18% delle imprese del Core Cultura. La presenza femminile è particolarmente elevata nelle imprese del patrimonio storico-artistico (31,8%), mentre è più bassa nei settori dell’architettura e design (6,5%) e videogiochi e software (9,6%).
Le imprese giovanili (condotte o a prevalenza di conduzione da parte di persone con meno di 35 anni) sono 21.993 e pesano per il 7,6% (per il totale economia la quota è 9,3%). In questo caso sono particolarmente presenti nelle imprese di videogiochi e software (10,0%), e molto poco nel settore dell’architettura e design (3,8%).

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