Cna Umbria: piccole imprese, le zavorre che impediscono la crescita

Per molte piccole imprese crescere è impossibile. Questo il messaggio più forte contenuto nell’indagine di Cna Umbria, ‘Perché le imprese non crescono’, realizzata in collaborazione con Sintesi. Le zavorre sono rappresentate in particolar modo dalla pressione fiscale elevata, poi dall’accesso al credito difficoltoso, dalle inefficienze dei servizi pubblici e dai tempi di pagamento molto dilatati da parte dell’amministrazione statale e delle imprese private.

Su quattro milioni di imprese, questo il risultato più sorprendente dell’indagine, il 65 per cento non ha neanche un dipendente.

Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria, dice: “In un Paese in cui il total tax rate si aggira da anni attorno al 60%, in questi anni abbiamo assistito a una redistribuzione del carico fiscale tra i diversi tipi di imprese, con un peggioramento netto a carico di quelle più piccole, magari con il capannone/laboratorio di proprietà. Al contrario, le tasse sono diminuite per le imprese più strutturate, soprattutto grazie all’eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile dell’Irap. Lo stesso dicasi della riduzione del credito: qui, però, sono state penalizzate tutte le tipologie di imprese. Anche le inefficienze della pubblica amministrazione riguardano tutti, sia che si parli di costi occulti dovuti al peso della burocrazia, sia che si tratti di ritardi nei tempi di pagamento verso i fornitori, dove si registra un lievissimo miglioramento che però non risparmia all’Italia un pessimo posizionamento nella classifica europea, soprattutto in confronto alla Germania. In sostanza tra l’elevata tassazione che prosciuga il capitale delle piccole imprese e impedisce nuovi investimenti, le banche che non concedono prestiti e servizi della P.A. tra i meno efficienti in Europa, le imprese devono affrontare il lavoro di ogni giorno con delle zavorre pesantissime che rendono faticosa la sopravvivenza, figuriamoci la crescita”.

Ancora Giannangeli: “Eppure, anche se tutti conoscono i dati, si torna ciclicamente ad additare le imprese più piccole quali responsabili principali dell’evasione fiscale, individuata da una certa politica come l’unico problema dell’Italia”.

Nella ricerca si parla pure di lavoro sommerso. L’Italia è sopra alla media europea, la piaga si diffonde maggiormente nel settore dei servizi, e arriva a 109 miliardi di euro, il 51 per cento imputabile a dichiarazioni per difetto.

“Quello dell’economia sommersa è un fenomeno importante, che va combattuto, sapendo però che nessuna delle stime ufficiali prende in esame il tipo di evasione secondo noi più dannoso, che è quello dell’abusivismo e della contraffazione. Su questo fronte si fa ancora troppo poco. Solo chi non conosce le difficoltà in cui sono costrette a operare le imprese, può continuare a considerare le micro imprese come l’unico male del Paese”.

Massimiliano Polimanti, responsabile dell’area Fisco di Cna Umbria, dice a sua volta: “Intanto, con il decreto fiscale recentemente approvato e con la legge Finanziaria per il 2020, si prospetta un ulteriore inasprimento del carico fiscale sulle imprese. Inoltre vorrei sottolineare che i redditi d’impresa spesso sono solo sulla carta, perché quando le imprese non vengono pagate per i lavori svolti, oppure quando i tempi di pagamento si dilatano, le imprese sono costrette anche a prendere finanziamenti per pagare le tasse”.

Eppure, tutte le imprese hanno accettato la sfida della crescita dimensionale. “È un tema sul quale come associazione stiamo lavorando molto – prosegue Giannangeli -, nche con seminari gratuiti e approfondimenti vari dedicati alle imprese, ma dobbiamo essere consapevoli che i risultati potranno venire solo rimuovendo gli ostacoli. In Italia c’è bisogno di riforme urgenti sui principali temi toccati dall’indagine, che vanno fatte soprattutto simultaneamente: la riforma della P.A., la riduzione delle tasse sul reddito d’impresa e da lavoro e la lotta all’evasione, a partire dall’abusivismo.”

“Poi andrebbero rivisti gli strumenti per facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese, cominciando dal funzionamento del fondo centrale di Garanzia e dalla reintroduzione della cosiddetta lettera ‘R’, per arrivare a una regolamentazione chiara dei tempi di pagamento. Invece – conclude il direttore di CNA Umbria – si continuano ad aumentare solo le tasse. Così come si fa a parlare di crescita e occupazione?”.

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