Gioco d’azzardo: una piaga per Perugia e provincia

Gioco d’azzardo piaga sociale per giovani e anziani in Umbria, in particolare in provincia di Perugia. Tanto che c’è stata una denuncia recente della Lega Spi Cgil di Todi Marsciano a proposito del fenomeno. Il gioco d’azzardo non provoca soltanto impoverimento, ma anche emarginazione. E proprio insieme alla crisi economica e sociale, va propagandosi.

In Italia, nel 2017, nelle varie forme di slot si sono spesi più di 101 miliardi di euro, quando nel 2006 eravamo ‘appena’ a 30 miliardi. Siamo a una cifra vicina a quella dell’evasione fiscale, dunque molto grande. In provincia di Perugia, sono stati elaborati i dati provenienti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Aams).

Nel capoluogo perugino sono presenti 1.093 apparecchi, il totale delle giocate è pari a 169,5 milioni di euro (1.017 a persona) a fronte di un reddito pro capite di 20.881 euro. Notevole anche il numero di slot presenti a Città di Castello, ben 456. Qui si spendono 50,26 milioni di euro nel gioco d’azzardo, vale a dire 1.264 a persona con un reddito pro capite pari a 17.677 euro. A Foligno siamo a 395 apparecchi per giocate pari a 44,53 milioni (778 euro a persona), con un reddito percepito di 18.978 euro).

E ancora: 251 apparecchi per il gioco d’azzardo sono presenti nel territorio di Spoleto, 170 a Umbertide, 161 ad Assisi, 282 a Gubbio. Tanti, troppi. A Gualdo Tadino si giocano 1.108 euro a persona, a Bastia Umbra addirittura 1.646 euro, 1.087 a San Giustino.

Lo Spi Cgil chiede che vengano incentivati e potenziati tutti quegli strumenti di prevenzione necessari a contrastare un fenomeno che concorre a indebolire la coesione sociale dei territori.

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