Ca D’oro entra nel sistema delle Gallerie dell’Accademia di Venezia

La Galleria ‘Giorgio Franchetti’ alla Ca’ D’oro entra a far parte del sistema delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Lo ha ufficializzato il decreto Musei, firmato dal ministero dei Beni Culturali Alberto Bonisoli. Tra i veri e propri tesori della raccolta, oltre alle opere di Tiziani, Francesco Guardi e Van Dick, c’è la tela con il San Sebastiano di Andrea Mantegna, quella per la quale il barone Giorgio Franchetti fece costruire, per l’appunto, una cappella ornata di marmi, sull’altare della quale è custodito il dipinto.

Il barone Franchetti, che scomparve nel 1927, donò nel 1916 allo Stato italiano le sue raccolte e pure il palazzo della Ca D’oro, dopo averlo ripristinato con grandi restauri.

Bonisoli ha parlato della vera e propria rivoluzione museale iniziata: “Andiamo avanti a testa bassa. Ci saranno novità anche per la città di Napoli: al Museo di Capodimonte è stato assegnato un grande investimento. Le cose stanno cambiando a Roma con i Musei nazionali etruschi e a Milano con il polo del design, ma soprattutto con il progetto del Museo della Moda”.

Sul decreto, il ministro ha aggiunto: “E’ frutto di una pianificazione necessaria quando si ricoprono certi ruoli, è questione di serietà”. Tornando alla Galleria ‘Giorgio Franchetti’ alla Ca’ D’oro, ecco un po’ di storia. Il palazzo fu edificato nel 1421 per volere del ricco mercante veneziano Marino Contarini. La facciata è decorata con lapislazzuli, foglie d’oro e frammenti azzurri, da qui il nome di Ca’ D’oro. A metà ‘800 fu del principe russo Troubetzkoy che lo regalò alla famosa ballerina Maria Taglioni.

Nel 1894 ecco entrare in scena il barone Giorgio Franchetti, che lo acquistò e che qui riunì la collezione della famiglia per farne un museo. Oltre all’opera di Mantegna, qui c’è la Venere allo Specchio di Tiziano e tre dipinti del Carpaccio. Da vedere anche il mosaico pavimentale e la vera da pozzo in cortile, scolpita nel 1427 da Bartolomeo Bon.

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