Umbria: Ires Cgil, non è crisi ma vera e propria stagnazione

La crisi ha fatto precipitare l’Umbria a un Pil pro capite di 17 punti percentuali in meno rispetto alla media delle regioni europee. Questo dice l’Istat. Come rileva l’Ires Cgil, non siamo però semplicemente nel mezzo di una crisi, ma in un vero e proprio periodo di stagnazione e recessione. Confermato peraltro dai dati relativi alla prima parte del 2009, in particolar modo in riferimento a tre aspetti.

Sta aumentando la disoccupazione. I dati Istat dicono che, nel primo trimestre del 2019, la disoccupazione è al 10,4 per cento un Umbria, mentre era al 9,2 per cento nel 2018. I dati sulla qualità del lavoro, poi, rimarcano uno scivolamento verso il lavoro più povero e precario. Va poi sottolineata la drammaticità del dato sulla disoccupazione giovanile, che in Umbria passa dal 30,8 per cento del 2017 al 31,1 per cento del 2018.

Si sta fortemente ridimensionando il trend positivo delle esportazioni. In questi anni erano state uno dei pochi punti positivi dell’economia umbra, ma si stanno velocemente ridimensionando. L’andamento degli ultimi quattro trimestri è stato questa: II trimestre 2018 +6,7 per cento, III trimestre 2018 +13,6 per cento, IV trimestre 2018 +10,8 per cento, I trimestre 2019 +1,3 per cento. La guerra dei dazi sta incidendo pesantemente e negativamente sull’economia dell’Umbria.

Il terzo punto riguarda il calo delle immatricolazioni auto e dei consumi. Da gennaio a maggio 2019, in Umbria, abbiamo avuto un crollo delle prime, -4,8 per cento. In tutto il 2018 il calo era stato dello 0,8 per cento. I consumi, complessivamente, hanno segnato un -2,2 per cento, con consumi dell’11 per cento inferiori alla media nazionale. “Questi tre elementi ci danno un quadro di una situazione complessivamente difficile e delicata che è assolutamente impossibile sottovalutare o ridimensionare” commenta il presidente di Ires – Cgil Umbria, Mattia Bravi.

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