Rapporto Ires Cgil Umbria: stagnazione nel 2019, preoccupa il lavoro

“Qualsiasi ragionamento sull’andamento economico dell’Umbria e sulla necessità di pensare un nuovo modello di sviluppo, visto il tracollo di quello attuale, non può che partire dalla questione fondamentale della sicurezza sul lavoro. Per questo oggi (ore 12) saremo insieme a Cisl e Uil in prefettura a Perugia per chiedere interventi che abbiano il carattere della straordinarietà, perché gli strumenti ordinari non sono evidentemente sufficienti”.

Così Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil Umbria, apre la conferenza di presentazione del rapporto Ires Cgil sull’economia in Umbria. Presentazione avvenuta a Perugia a opera di Marco Batazzi, ricercatore Ires Cgil Toscana e curatore dello studio, e di Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil Umbria. Sgalla parla di fatto “surreale” relativamente alla costituzione, proprio in prefettura, di un Osservatorio permanente sull’andamento dell’economia e del lavoro in Umbria. “Senza coinvolgere i soggetti che l’economia la fanno ogni giorno, ossia lavoratrici e lavoratori attraverso le loro rappresentanze, le organizzazioni sindacali. Anche questo sarà oggetto di discussione con il prefetto”.

Vediamo ora il rapporto Ires. Un 2018 moderatamente positivo per l’Umbria, mentre il 2019 si annuncia come stagnante. “Le stime econometreiche Prometeia ci dicono che il 2018 ha presentato un consuntivo con un andamento crescente, benché moderato (+0,6%), correlandosi con un buon sostegno delle esportazioni e una tenuta degli investimenti. In netto calo i consumi. Per il 2019, in base ai primi dati disponibili, sulla scorta del deterioramento della cornice esogena rappresentata dall’economia globale, risulterebbe una sostanziale stagnazione (+0,1%) che potrebbe rischiare di sconfinare in un trend recessivo, con ovvie conseguenze per l’attività economica regionale”.

Perché questa decelerazione? A causa del rallentamento delle esportazioni, di consumi moderati da parte delle famiglie e di una contrazione negli investimenti fissi lordi. Il dato sulla qualità del lavoro è invece molto preoccupante: nel 2018 è aumentata ancora l’occupazione a termine (+5,1%) con una contrazione dello stock di occupati a tempo indeterminato (-2,9%). Lancia segnali positivi il manifatturiero regionale, con un miglioramento deciso nel quarto trimestre del 2018 (da +0,5 a +2,4%), insieme a un buon andamento del fatturato (da +0,9% a +1,3%), considerando anche il rafforzamento ciclico di metalli, meccanica e sistema moda.

Exit mobile version