Bendini (Uil Umbria): “Calata qualità del lavoro, vedo dura risalire la china”

“L’è tutto da rifare” avrebbe detto Gino Bartali. Non si discosta molto da questo pensiero Claudio Bendini, segretario generale della Uil Umbria, parlando dell’occupazione e delle infrastrutture umbre. “Purtroppo, continuiamo a risentire della crisi. Siamo la terzultima regione nel raffronto tra il Pil del 2008 e quello del 2018, abbiamo ancora da recuperare un margine di dieci punti rispetto ad allora”.

Naturalmente, ne risente prima di tutto l’occupazione: “E’ calata la qualità, vediamo un lavoro sempre più precario. Il Pil pro capite è negativo rispetto alla media nazionale, non facciamo più parte da questo punto di vista del Centro-Nord”. Fosco il futuro: “Le previsioni non sono buone. Anche se la Regione cerca di attuare politiche per il lavoro giovanile, ma questo accresce l’esperienza senza poi avere un vero e proprio sbocco nel mondo del lavoro a tempo pieno”.

Il settore regionale che è messo peggio è quello edilizio: “C’è stato un vero e proprio crollo, si attendeva la ricostruzione. E si spera ancora in questa per recuperare, ma di sicuro non riusciremo a tornare ai livelli pre-crisi perché c’è tanto invenduto nel settore privato”. Una speranza è riposta nelle decisioni del Governo: “Se dovesse attuare una messa in sicurezza di tutto il territorio, abitazioni, ferrovie, la nostra E45, allora forse potremmo rivedere ricavi nel breve e nel medio periodo”.

Il cratere sismico è tuttora in una condizione gravissima: “Cosa bisogna fare? Ricostruire alla svelta per evitare che lo spopolamento diventi un processo irreversibile. Più passa il tempo, più la gente se ne va. Bisognerebbe rivalutare e ripensare il turismo e l’agriturismo in questa zona, ricca di prodotti tipici e di possibilità turistiche”.

Un capitolo tutto loro meritano le infrastrutture: “Sono messe malissimo in un nome di un problema atavico che colpisce l’Umbria, l’isolamento. Manca l’Alta Velocità, bisogna migliorare la E45, per non parlare della Quadrilatero dove passeranno almeno 20 anni prima che si risolva la questione giudiziaria. Non dimentichiamo che qui non è mai arrivata l’A1. Non c’è la volontà storica nell’attuare un sistema efficiente di trasporti”. A cominciare dall’aeroporto: “Sono stati fatti parecchi investimenti per attirare il turismo, ma non è uno scalo competitivo. Bisogna fare una politica industriale del turismo, mentre a oggi è lasciato al singolo individuo o a eventi legati a interesse nazionale come Umbria Jazz e il Festival di Spoleto”.

L’Alta Velocità a Perugia è stato un passo avanti, ma non sufficiente: “Non c’è un vero e proprio sistema, ma un unico treno che, per carità, sta avendo anche più successo del previsto. Ma alla fine rimane Orte la fermata più vicina a noi. Anche in questo caso, ci vorrebbe la volontà, non bastano le cose sporadiche”.

Tra tante nuvole nere, fulmini e saette, s’intravvede uno squarcio di azzurro da qualche parte: “Purtroppo non ho buone sensazioni. Posso dire che i cittadini, gli imprenditori e i lavoratori si impegnano, ma manca la sinergia. Ho l’impressione che andranno avanti quelli che punteranno sull’industria 4.0 e sull’Intelligenza Artificiale e il solco tra noi e loro salirà ulteriormente. Posso solo augurarmi che riusciamo a tornare sulla media italiana per Pil e occupazione, non di più. L’Umbria avrebbe bisogno di fare un salto di qualità, ma gli investimenti nel campo della ricerca non decollano, così come i rapporti tra le imprese e l’Università”. L’ultima frase è però in fondo una speranza reale: “Che quelle poche aziende che escono dalla mediocrità riescano a fare da traino alle altre. Diciamo che 40 – 50 sono competitive, ma da sole non bastano. Devono attivare una filiera, solo così porteranno benefici anche altri altri”.

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