Cesvol: il 2019 inizia con un unico centro regionale

Appena iniziato, l’anno 2019 rappresenta un passaggio fondamentale del processo di trasformazione e di transizione che investe i centri di servizio per il volontariato operanti in Umbria, finalizzato alla loro fusione in un unico centro a carattere regionale, così come previsto dal Codice del Terzo Settore per le Regioni con meno di un milione di abitanti.

Per l’Umbria, si è giunti alla definizione del nuovo assetto regionale a seguito di un percorso che ha messo in campo una commissione politico-strategica, composta da rappresentanti dei CSV, del Comitato di Gestione del Fondo Speciale per il Volontariato dell’Umbria e la Regione Umbria, in continuità con il percorso di integrazione funzionale dei centri già avviato nel 2009.

Il processo di fusione dei due centri in un unico centro regionale è stato suggellato dall’approvazione dello statuto associativo del Cesvol Umbria ETS, con atto pubblico nel corso delle assemblee straordinarie del 21 dicembre alla presenza del notaio Mario Biavati di Perugia, che ha predisposto anche il definitivo atto di fusione lo scorso 29 dicembre 2018.

In questa fase, l’organo amministrativo transitorio nominato nell’atto di fusione è a carattere paritario (tra Perugia e Terni) ed è composto da Giancarlo Billi (presidente), Lorenzo Gianfelice (vice presidente), Daniela Mercorelli, Sauro Bargelli, Sandro Romildo e Giuseppe Ruberti.

L’organo transitorio, che rimarrà in carica fino alle elezioni di tutti gli organi sociali del Cesvol Umbria, previste, secondo le regole del nuovo statuto, entro il 30 giugno 2019, avrà il compito di pervenire alla definizione condivisa delle questioni attinenti la governance e la dimensione amministrativa e gestionale, ad individuare la forma organizzativa e funzionale del Cesvol Umbria, che dovrà essere in grado di valorizzare le esperienze e le buone pratiche maturate, riposizionandole su un piano regionale ed integrandole con i nuovi “compiti e funzioni” scaturenti dalla normativa ma anche socialmente e culturalmente emergenti.

Dal punto di vista della vision, in continuità con le singole esperienze dei centri, la territorialità e la prossimità continueranno a rappresentare gli elementi distintivi del CSV Umbria, partendo dalla conferma della presenza capillare in tutte le 12 zone sociali della regione, ma anche ricercando soluzioni organizzative che consentano, accanto alla presenza in loco, l’accessibilità e fruibilità delle prestazioni e dei servizi a tutto l’associazionismo regionale a prescindere dalla propria collocazione geografica.

Si ritiene, infatti, che consolidando la sua riconoscibilità come contesto e strumento di relazione e condivisione diffusa, il CSV sarà in condizione di captare il patrimonio relazionale e di competenze insito nello spontaneismo dei numerosissimi organismi associativi esistenti o di futura nascita, non disperdendone il patrimonio, ma inserendolo in una delle porte di accesso privilegiate della co-programmazione e della co-progettazione, che proprio la Riforma del Terzo Settore evidenzia come prospettiva di lavoro che interesserà l’intero sistema del Welfare.

In questo modo il CSV, va oltre una funzione di servizio a chiamata, proponendosi come vero e proprio sportello sociale in grado di identificare la soggettività insita nelle singole esperienze, inserendola in un processo collettivo, valorizzando al contempo la specificità dei territori cui afferiscono tali esperienze.

Il futuro CSV Umbria nel territorio si configura, quindi, come antenna dei bisogni, funzione che può declinarsi in una dialettica di confronto non solo esecutivo e acritico, ma anche consapevole e partecipativo, in grado di dare un supporto di conoscenza ai soggetti che per mission sono deputati alla contrattazione rispetto alle esigenze reali percepite ed espresse dalla comunità (es. Forum Terzo Settore, compagini sindacali, rappresentanze delle categorie professionali e del lavoro).

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