Porti sardi, al via la creazione della Zona economica speciale della Sardegna

porti sardegna

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Favorire lo sviluppo delle imprese negli oltre 2mila e 770 ettari collegati ai porti sardi tramite semplificazioni amministrative e fiscali. È l’obiettivo della Zona economica speciale della Sardegna. L’iter ufficiale verso la sua istituzione è iniziato con l’approvazione in giunta regionale del Piano strategico della Zes, che ora attende l’ok del governo. Rispetto alle altre Regioni d’Italia, la Sardegna ha scelto per un’unica Zes, mettendo in rete i sei porti e le aree retroportuali dell’isola, facendo della loro sinergia un punto di forza.

Il Piano strategico per l’istituzione della Zona economica speciale in Sardegna è scaturito dagli incontri che l’assessore regionale della Programmazione, Raffaele Paci, con l’Autorità portuale della Sardegna e gli assessorati regionali di Industria, Enti locali e Trasporti hanno avuto con le amministrazioni locali e i consorzi industriali di Cagliari, che avrà 1628 ettari di Zes, Portovesme e l’area di Carbonia-Iglesias (110), Olbia e il Nord Est Sardegna (180), Porto Torres e l’area industriale con Sassari e Alghero (500), Oristano (219) e l’Ogliastra (56).

«È un’ottima occasione per attrarre imprese in Sardegna anche dall’estero e per supportare e rilanciare l’attività di quelle già insediate in quelle aree», afferma il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. «Lo sviluppo economico della Sardegna passa dal mare – aggiunge – rafforzare il ruolo e le potenzialità della rete portuale isolana è importante nel rilancio della nostra economia, anche a beneficio delle aree interne». La scelta di un’unica grande Zona economica speciale della Sardegna consente a tutti i porti di collegarsi fra loro «in un sistema virtuoso in cui ognuno, con la sua specializzazione, contribuisce allo sviluppo equilibrato di tutta la regione – conclude il presidente – la Zes è uno strumento di marketing territoriale dall’elevato impatto economico, strettamente legata all’economia del mare e all’incremento dell’export».

Come spiega Paci, «negli incontri sul territorio c’è stata grande partecipazione, insieme si è deciso come disegnare concretamente la Zes in Sardegna». Secondo il vicepresidente della Regione, «il percorso ha coinvolto tutti i referenti locali, coi quali sono state condivise le strategie per raggiungere il miglior risultato possibile». Per Paci l’obiettivo è chiaro. «Vogliamo innescare dinamiche di sviluppo che consentano di attrarre imprese e investimenti, creare meccanismi virtuosi a vantaggio di tutta l’economia regionale – dice – coinvolgiamo in un’unica grande Zes tutti i territori potenzialmente interessati, comprese le zone interne, e dando vita a un progetto più ampio e strategico». Questo, tra l’altro, «consentirà l’integrazione con le zone franche doganali intercluse, in via di attivazione – conclude Paci – così da potenziare entrambi gli strumenti».

Per il presidente dell’Autorità portuale della Sardegna, Massimo Deiana, «con la Zes la Sardegna può competere ad armi pari con i suoi principali concorrenti nel Mediterraneo». Ormai «le zone economiche speciali sono centinaia in tutto il mondo, nate per rilanciare il sistema portuale e tutta l’economia che possono generare», spiega Deiana. «Non averle è un ostacolo alle potenzialità di sviluppo – prosegue – le parti del mondo in cui il commercio e gli scambi sono particolarmente rifioriti sono proprio quelli in cui esistono le Zes, strumento molto forte ed efficace». A gestirle, aggiunge, «per legge è un organismo molto snello, un comitato d’indirizzo composto da quattro persone in rappresentanza di Regione, Autorità portuale, Ministero dei Trasporti e presidenza del Consiglio dei ministri». Nel piano strategico della Zes della Sardegna «abbiamo deciso di prevedere una cabina di regia, un tavolo permanente consultivo in cui si raccordano e si confrontano tutti i soggetti interessati – conclude – con una gestione più rapida e snella possibile, per rispondere alle esigenze delle imprese, che chiedono più di tutto rapidità e semplificazione burocratica».

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