Crel Umbria, Marcelli: “Modello Centro Italia è andato in crisi”

Durante i lavori della Conferenza regionale dell’economia e del lavoro, a Perugia, nel pomeriggio di oggi si sono susseguiti diversi interventi. Filippo Ciavaglia (segretario generale Cgil Umbria): “Un elemento centrale emerso è quello della bassa produttività. Per quanto concerne l’aspetto del lavoro si registra un aumento di quello precario. Aumenta il numero di persone che vivono da sole e questo incide nel welfare aggiuntivo. Come pure sono in aumento le diseguaglianza: circa 90mila umbri vivono sulla soglia della povertà. C’è un avanzamento del terziario piuttosto che del manifatturiero. È emersa la necessità di una gestione aziendale di maggiore spessore. La perdita di Pil rappresenta una zavorra, per raggiungere i livelli pre-crisi bisogna operare nell’insieme del sistema imprenditoriale regionale. Preoccupano le situazioni lavorative che interessano molti giovani. Sarebbe necessario ragionare su una tassazione progressiva Comune per Comune. È indispensabile garantire servizi alle imprese attraverso la formazione e la messa a punto di strutture materiali ed immateriali. Bisogna collocarsi in un quadro europeo attraverso la messa a filiera dell’intero sistema”.

Mauro Agostini (direttore Sviluppumbria): “Se scegliamo il Tum (Toscana, Umbria e Marche) come sistema integrato di sviluppo fra territori simili con enorme presenza della manifattura che incide molto sul Pil, proviamo a fare politiche integrate su temi comuni. Per il 2021-2027 con Toscana e Marche dobbiamo parlarci. Dal 2015 vi sono segni di ripresa dell’attività produttiva, esportazioni e tasso di occupazione, con crescita della produttività. E anche delle criticità nei servizi tradizionali. Produttività e redditività non sempre vanno insieme perché efficienza e redditività si contrappongono ai benefici immediati. Un pezzo delle imprese umbre con bassa produttività ha redditività molto elevata, ma apporta meno ricchezza sociale. A buona produttività sono associati qualità e remunerazione del lavoro e anche internazionalizzazione. Sulla produttività che è cresciuta ma c’è ancora un gap, si può intervenire con politiche pubbliche e private. Internazionalizzazione: è uscita la rilevazione Istat sul primo semestre 2018: l’Umbria è la regione con miglior performance
nelle esportazioni. Ma la contribuzione dell’export sul Pil regionale è più bassa che a livello nazionale. Abbiamo un problema serio di managerialità che rispetto alla ricerca non è solo un problema di managerialità nel privato. È un problema trasversale, che riguarda l’impresa privata ma anche la Ppubblica Amministrazione”.

Riccardo Marcelli (segretario regionale Cisl Umbria): “Il modello Centro Italia è andato in crisi, serve cambiare modello. Occorre riorientare il modello di sviluppo. Investimenti qualificati, che mirano ad avere un capitale umano qualificato. Occorre portare avanti un ragionamento con le regioni perché i fondi europei prevedono la collaborazione e quando si parla di Tum, Toscana-Umbria-Marche, ricordiamoci che il Comune di Terni guarda anche al Lazio, all’Abruzzo, teniamolo presente se gli sforzi devono essere fatti in maniera congiunta. L’Umbria ha presenza di importanti multinazionali, che potrebbero essere una risorsa per favorire gli investimenti. Riformare gli strumenti per la produttività su innovazione e ricerca. Staffetta generazionale, bene un reddito di transizione, rivendicando la doverosa responsabilità sociale delle aziende. Non autosufficienza, liste d’attesa, tutto deve stare in piedi insieme. Ognuno dovrà fornire il proprio contributo”.

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