Confindustria Umbria, Alunni: “Stiamo vincendo la sfida”

Si è tenuta oggi l’assemblea generale di Confindustria Umbria, aperta dalla relazione 2018 del presidente Antonio Alunni, che è partito elencando le posizioni di merito dell’Italia, numeri ala mano: “E’ il secondo Paese manifatturiero d’Europa, settimo nella classifica mondiale per Pil. La bilancia commerciale è in attivo di circa 50 miliardi di euro, mai così tanto nella storia della Repubblica. L’export manifatturiero è di primaria importanza per questo avanzo”.

Numeri, dunque difficili da contestare: “Il che significa che l’industria italiana sta facendo la sua parte per la prosperità generale dell’Italia. L’industria non è parte dei problemi dell’economia e della società italiana, ma parte della soluzione”. La crisi “non ha avuto origine dall’industria, ma è stata finanziaria e poi si è estesa anche al mondo industriale”.

Alunni nella relazione aggiunge che “l’industria, e l’impresa in generale, non esistono e non agiscono nel vuoto. Il loro successo dipende in modo essenziale dalla disponibilità di fattori di produzione di alto livello. Il primo è il capitale umano. Ma se rivendichiamo il ruolo di leadership a livello europeo e mondiale della nostra industria, allora non possiamo indulgere nella retorica negativa per cui il sistema formativo italiano, da quello scolastico a quello universitario a quello professionale, sarebbe del tutto inadeguato. Il nostro sistema formativo produce figure professionali spesso di ottimo livello, ma in numero inadeguato”.

Quindi, di cosa necessita l’industria nostrana? “Il nostro primo obiettivo è fornire agli associati strumenti adeguati a favorire la crescita dimensionale”. Una piccola o media industria, punto di forza del sistema industriale italiano, “ha un limite competitivo che la globalizzazione evidenzia in modo spesso drammatico. Gli investimenti in ricerca e sviluppo, l’espansione commerciali sui mercati internazionali, richiedono dimensioni importanti, che non sono quelle delle nostre imprese. Ma se non crescono di dimensioni, sono destinate a finire fuori dal mercato o a essere acquisite da aziende straniere di dimensioni maggiori”. Precisa Alunni: “Non vi è nulla di negativo nel fatto che aziende italiane vengano acquisite da imprese straniere. Ma è del tutto negativo che il fenomeno sia asimmetrico”.

Il secondo obiettivo è recuperare “un rapporto virtuoso e diffuso con le banche. Non solo accedere al credito in condizioni di sostanziale parità con le aziende dei Paesi con i quali siamo in competizione, ma poter dare quelle risorse necessarie per la nascita di nuove imprese. L’accesso al credito va garantito indipendentemente da dimensioni e posizioni geografica di un’impresa”. In Italia, infine, “va promossa e diffusa la cultura d’impresa alle nuove generazioni”. Alunni annuncia: “E’ nostra intenzione aprire una scuola rivolta sia ai giovani dell’ultimo anno delle superiori sia agli universitari, che insegni come fare impresa e come diventare imprenditori”.

Nella chiusura della sua relazione, Alunni ricorda come “la classifica internazionale dell’Economic Freedom of the World ci dice che l’Italia è 54esima nella graduatoria dei Paesi economicamente più liberi al mondo. Nel 2000 era 24esima. È un dato di fatto che la libertà economica è direttamente correlata alla crescita economica, ecco perché l’Italia negli ultimi anni ha avuto una crescita economica così bassa in assoluto e così più bassa di quella degli altri Paesi”. Nella classifica del World Economic Forum 2018 di Davos, invece, l’Italia è 31esima su 140 Paesi relativamente alla competitività internazionale: “Posizione certamente non lusinghiera”. Ecco perché “dobbiamo tornare a essere protagonisti e vicini alle esigenze dei nostri territori attraverso un rinnovato impegno nella vita culturale, educativa, artistica, nel sostegno ai meno fortunati”.

All’assemblea del teatro Lyrick di Assisi è intervenuto pure il presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, che ha parlato della Manovra del Governo: “Purtroppo è debole sul fronte della crescita, ha bisogno di essere consolidata e rafforzata. Il Governo ha ritenuto di affrontare una sfida con l’Europa che è quella di sforare la regola sul rapporto tra deficit e Pil e lo stesso esecutivo dichiara che questo sarebbe possibile con una crescita che lo stesso Governo dichiara sempre in termini teorici. Il punto è che la Manovra è debole sulla crescita perché depotenzia strumenti come Industria 4.0, la ricerca e lo sviluppo. In alcuni casi c’è forte dibattito sul blocco dei cantieri, pensiamo alla Tav, e questo non comporta un effetto di accelerazione sulla crescita, ma addirittura un rallentamento”. E ancora: “Auspico riforme che non depotenzino quelle cose che hanno avuto effetti sull’economia reale perché dobbiamo accelerare investimenti privati e quelli pubblici. Dobbiamo poi detassare i premi di produzione per i lavoratori, abbassare il cuneo fiscale”.

Preoccupato, Boccia, anche per la guerra dei dazi: “L’Italia non ha materie prime o fonti energetiche. Abbiamo bisogno di guardare al mondo e di esportare perché è la nostra ricchezza e il nostro futuro. Trump ci dimostra che la questione industriale è centrale per gli Usa. Da un lato mette i dazi e dall’altro abbassa le tasse il costo dell’energia per le industrie del suo Paese. In Europa cosa facciamo? E in Italia, che è la seconda manifattura? Abbiamo capito cosa sta accadendo negli Stati Uniti e quindi come cerchiamo di reagire?”.

Parlando di Umbria in particolare, ancora Alunni ci ha tenuto a dire: “E’ un sistema che sta vincendo la sfida dei mercati e questo va sempre ribadito perché significa che c’è competitività. Dal punto di vista industriale la situazione è positiva. Stanno crescendo e si stanno sviluppando prodotti e mercati. Quindi la parte economica, produttiva e manifatturiera, a parte qualche situazione patologica, è molto positiva in questo momento”. I settori più in salute? “Meccanica, chimica verde, tessile e agroalimentare. La crisi? La guardia non va abbassata, non è alle spalle e non è superata. Ci sono aziende che non l’hanno vissuta e altre invece che ancora la stanno vivendo. Noi dobbiamo vivere il cambiamento in senso positivo come industria. I numeri dimostrano che stiamo uscendo dalla crisi in termini generali, ma non va dimenticata la complessità del sistema in cui operiamo, evitando di avere di nuovo numeri negativi”.

Presente ad Assisi anche la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini: “Come ha sottolineato Alunni, l’industria non è parte dei problemi dell’economia e della società italiana, ma la soluzione, uno dei grandi fattori per sostenere la crescita e il lavoro”. E ancora: “Questi anni ci hanno posto di fronte la sfida del cambiamento, sia nella declinazione della crisi, con il carico di questioni sociali ed economiche ancora oggi aperte: disoccupazione, deindustrializzazione, perdita di lavoro e di imprese; sia, paradossalmente, rispetto all’opzione della forte carica di innovazione, di più ricerca scientifica, più tecnologia che ci ha imposto la sfida di Industria 4.0. Ci siamo trovati, in sostanza, di fronte alla duplice sfida di affrontare la grave crisi economica e sostenere contemporaneamente i processi di innovazione e di crescita”.

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