Pil 2017: Umbria maglia nera d’Italia

Umbria, il Pil del 2017 è sceso dell’1% contro una media nazionale di +1,5% (+1% al Centro, +1,5% al Centro-Nord, +1,4% nel Mezzogiorno). La nostra regione risulta la maglia nera italiana, una delle tre che ha visto scendere il Prodotto interno lordo (le altre: Marche -0,2%, Molise -0,1%). La recessione, dunque, avvicina l’Umbria al Sud; il valore assoluto del Pil per abitante, del resto, già da due anni era inferiore all’Abruzzo, che ora ha allungato le distanze.

L’Umbria, nel periodo peggiore della crisi – tra il 2008 e il 2014 – aveva già fatto segnare -17,1% del Pil contro il -8,6% della media nazionale e il -8,3% del Centro). Se a livello territoriale, siamo al Centro-Nord, a livello economico ormai l’Umbria è sempre più una regione del Sud. Il che inficia il benessere (in grande aumento le famiglie e le persone in povertà assoluta e relativa).

Il Pil per abitante umbro tocca un nuovo minimo storico rispetto a quello medio nazionale: 83,9%. Era già sceso all’86,1% nel 2016. Nel 2000 era il 98% di quello medio nazionale (nel 1995 era il 99%). In 17 anni, la regione ha perso 14,1 punti percentuali sulla media italiana. Nel 2005 era il 94,7%, era risalito leggermente nel 2007 al 95,2%, poi è precipitato: 91,7% nel 2010, 86,1% nel 2016. Uno tsunami economico, fa presente il Rapporto di Mediacom043.

Le differenze con il Centro-Nord sono ancora più marcate: nel 2017 siamo al 71,3%, record storico dopo il 73,1% del 2016. Il ritardo era solo del 17% poco più di 20 anni fa (83%). Ora il solco è arrivato a 26,9%. E dire che poco più di 10 anni fa, sotto la presidenza Lorenzetti, si parlò di obiettivo ‘aggancio’ del Centro-Nord.

Dando velocemente uno sguardo alla altre regioni italiane, la Val d’Aosta è quella che ha avuto il maggiore incremento di Pil (+2,6%), 1,1% in più rispetto alla media italiana (1,5% nel 2017). Poi ecco Trentino Alto Adige (+2,5%), Lombardia (+2,2%), Calabria (+2%), Sardegna (+1,9%), Campania e Liguria (+1,8%). Alcune regioni arrivavano però da un vero e proprio crollo (in Campania, -15,2% del Pil tra il 2008 e il 2014, in Sicilia -15%, in Calabria -14,1%).

Dice Giuseppe Castellini, direttore del settore Datajournalism di Mediacom043: “Emerge tutta la debolezza strutturale dell’Umbria, la gracilità dell’economia regionale, che si trova in un declino dove pochi sono i salvati e molti i dannati. Si deve aprire un dibattito vero su quanto è avvenuto e sta avvenendo per condividere un’analisi e individuare percorsi di un possibile sviluppo, sia nel breve sia nel medio-lungo periodo”.

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