Lotta al sommerso. Prima di tutto.

Un’offensiva contro l’illegalità quella sviluppata in questi giorni da Confcommercio Umbria e Federalbeghi, associazioni di categoria che hanno quantificato in 380 le strutture ricettive che operano nel comprensorio del Trasimeno in maniera “sommersa”. Il loro è stato un rilevamento veloce: hanno guardato quanti alberghi, B&B, agriturismo ed altro, si pubblicizzavano in internet comparando poi quelli regolarmente conosciuti. Ebbene a fronte di 240 ufficialmente censite dalla Regione nel web comparivano ben 640 strutture negli otto Comuni del Trasimeno e cioè Castiglione del Lago, Città della Pieve, Magione, Paciano, Panicale, Passignano, Piegaro e Tuoro.
Più che opportuni, dunque, i controlli che in questi giorni sta effettuando la Guardia di Finanza, ma molto di più i Comuni potrebbero fare. Confcommercio Umbria e Federalbeghi sostengono di monitorare costantemente l’offerta turistica umbra presente sul web, disponendo di elementi conoscitivi specifici e sono disposti a condividerli con i Comuni del Lago che vogliano affrontare con decisione il fenomeno. Un fenomeno che deve essere fatto emergere, e che deve essere sottoposto agli stessi controlli e alle stesse regole valide per tutti coloro che operano alla luce del sole. Imposta di soggiorno compresa, con evidenti e immediati benefici per le casse comunali”.
La Regione Umbria, accogliendo le richieste di Confcommercio e Federalberghi, ha già disposto l’obbligo della registrazione al SUAPE per gli appartamenti privati per affitti temporanei ai turisti.
Ora tocca ai Comuni attivare i controlli per limitare i danni che il sommerso turistico è in grado di produrre in termini di minore sicurezza sociale, evasione fiscale e contributiva, lavoro nero, mancata tutela dei consumatori. Per limitare i danni enormi provocati alle strutture che operano nella legalità, e agli stessi Comuni, se si pensa solamente ai mancati incassi relativi all’imposta di soggiorno, e al buco di risorse che potrebbero essere destinate proprio a sviluppare il settore turistico.
“Questo tipo di abusivismo – commenta Monica Migliorati, dirigente Confcommercio Umbria e imprenditrice del territorio – danneggia tutti, non solo gli operatori. Ci si chiede quali siano gli standard di professionalità e di qualità offerti agli ospiti. Su questa emergenza vanno attivati al più presto i necessari controlli e tavoli di confronto”.
Nato sull’onda della Sharing Economy, il sommerso nel turismo, sostengono da tempo Confcommercio e Federalberghi, si sta configurando sempre di più come Shadow Economy, poiché sfugge a qualsiasi registrazione e controllo.
E’ stato già dimostrato che molti host sono in realtà grandi società immobiliari e non semplici cittadini che arrotondano. In Europa in alcuni casi sono corsi ai ripari, limitando la possibilità di affittare le case ai turisti. Negli Stati Uniti, a San Francisco dove Airbnb è nata, il Comune è riuscito a farsi consegnare dalla piattaforma web i dati degli host, per poter governare il fenomeno e colpire l’evasione fiscale.
“La Regione Umbria ha già dato un segnale importante dettando le regole – affermano Confcommercio e Federalberghi – ora bisogna applicarle per arginare l’illegalità e la concorrenza sleale in uno dei settori più importanti per l’economia regionale”.

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