Autonomia Regione Umbria: avviato il percorso per la richiesta

La Regione Umbria verso una maggiore autonomia dal Governo centrale in quei settori in cui si pone come territorio di eccellenza (regione benchmark): “la grande bellezza, la leva del sapere, la salute, la protezione civile e la prevenzione sismica”, come afferma l’assessorato alle Riforme. Ed ancora maggiore autonomia e risorse sono chieste anche sulla politica delle infrastrutture e dei trasporti (così da superare il gap infrastrutturale della Regione) e in materia di ‘coordinamento della finanza pubblica’, di ‘governance istituzionale’ e di ‘partecipazione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione Europea’. Un’autonomia che dovrebbe portare, secondo la Giunta regionale, a risultati tangibili, misurabili nel breve medio periodo, in termini di sviluppo culturale ed economico della Comunità regionale.

Il cammino verso una maggiore autonomia è stato intrapreso con la realizzazione da parte dell’assessorato alle Riforme istituzionali che ha avviato la discussione della tematica in Giunta regionale. La via scelta è quella prevista dall’art. 116 della Costituzione, che afferma le Regioni possano ottenere una maggiore autonomia legislativa e amministrativa su materie di vitale importanza per i territori, quali beni culturali e paesaggio, ambiente, governo del territorio, turismo, diritto allo studio, formazione ed istruzione, università, sviluppo economico, sanità e welfare.

La Regione Umbria ha in programma di portare avanti il percorso di una più ampia autonomia insieme alle Regioni Toscana e Marche, tramite l’istituzione di un Tavolo di lavoro unitario per il confronto con il Governo nazionale. L’assessorato alle Riforme nei prossimi giorni coordinerà quindi gli atti formali con Toscana e Marche: questi poi saranno adottati nelle prossime sedute di Giunta e trasmessi all’Assemblea legislativa per la loro approvazione. A questo punto vi sarà la presentazione dell’istanza al Presidente del Consiglio dei ministri e al ministro per gli Affari regionali e l’attivazione del Governo nei sessanta giorni successivi al ricevimento.

Come sottolineato dall’assessorato, “per anni il leit-motiv che ha contraddistinto l’azione regionale è stato quello della ‘regione leggera’”. Raggiunto tale obiettivo si va ora verso la ‘nuova regione’, in quanto “oggi le Regioni appaiono come macchine bloccate, e molti di questi blocchi vengono dal rinvigorito centralismo che taglia risorse e aumenta il proprio peso di decisione sulle politiche regionali”. Una situazione che ha spinto le Regioni del Nord a chiedere un nuovo patto con lo Stato centrale: la Lombardia e il Veneto attraverso il referendum, l’Emilia Romagna attraverso la strada individuata dall’art. 116 della Costituzione.

Due sono le condizioni poste dal Governo per l’autonomia: che le Regioni abbiano i conti in ordine e che la maggiore autonomia legislativa e amministrativa non mini il fondamento dell’unità giuridica ed economica della Nazione.

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