Pizza: anche gli umbri hanno contribuito al riconoscimento Unesco

L’‘Arte dei Pizzaiuoli napoletani’ è stato ufficialmente riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. A festeggiare tale riconoscimento anche Coldiretti Umbria con la Coldiretti nazionale e insieme all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde alla raccolta firme (oltre 2 milioni in 100 Paesi) a sostegno della sua candidatura. “Un inserimento che assume un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e l’arte della pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale” afferma Coldiretti Umbria.

Il percorso che ha portato a tale riconoscimento è durato sette anni e arriva alla vigilia del 2018, anno internazionale del cibo italiano nel mondo. “La tutela dell’Unesco è stata riconosciuta – spiega Coldiretti – per il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende, tra l’altro, oltre alla capacità di maneggiare l’impasto della pizza, gesti, espressioni visuali, gergo locale”. Si tratta dell’ottavo bene italiano inserito nella lista, che presenta anche elementi che fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy: lo Zibibbo di Pantelleria e la Dieta Mediterranea.

Nata a Napoli la passione della pizza ha conquistato il mondo: i maggiori consumatori sono gli americani con 13 chili a testa all’anno. In Europa invece nessuno ne mangia tanta quanto gli italiani (7,6 chili all’anno); li seguono spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci (3,3). In Italia il settore della pizza coinvolge 100mila lavoratori fissi a cui se ne aggiungono altri 50mila nel fine settimana e genera un business di 12 miliardi di euro (dati Accademia Pizzaioli). Ogni giorno le circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio fanno circa 5 milioni di pizze.

Exit mobile version