Menzione speciale nella sezione imprenditori privati in occasione del premio ‘La fabbrica del paesaggio’, promosso dal Club per l’Unesco di Foligno e Valle del Clitunno, giunto all’ottava edizione. Stiamo parlando dell’eccellente lavoro di restauro sul convento di Acqua Premula, a Sellano, struttura ricettiva di proprietà della famiglia Tulli che ha anche resistito al terremoto.
Il riconoscimento viene consegnato a imprenditori e associazioni che hanno attivato iniziative e progetti dimostrando particolare sensibilità nei confronti del paesaggio. Due erano le sezioni del concorso: una per gli imprenditori privati che avessero realizzato o ristrutturato la sede della propria attività con attenzione all’ambiente e al paesaggio e una per amministrazioni e istituzioni.
Il concorso ha visto la partecipazione di numerosi Club Unesco in Italia: 24 le candidature presentate, 23 da 13 regioni italiane (Campania, Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Sardegna, Sicilia e Umbria), una dalla Slovenia.
Nelle motivazioni, così si parla del Convento di Acqua Premula: “Per l’impegnativo e meritevole restauro architettonico e paesaggistico che ha saputo assicurare la buona conservazione del bene culturale, risalente al XII secolo. Ugualmente valide sono le scelte funzionali capaci di garantire un uso rispettoso dell’antico complesso e, di conseguenza, una migliore perpetuazione nel tempo”.
Il riconoscimento è stato rilasciato da Ficlu, Federazione italiana club centri Unesco, e da Eufuca, Federazione europea dei club, centri e associazioni Unesco. Il Convento di Acqua Premula ha sede in Valnerina, tra le colline di Sellano e le sponde del fiume Vigi. La villa prende il nome da un’antica sorgente, Acqua Premula, utilizzata per secoli nella calcolosi, malattia che le popolazioni del luogo chiamavano Premiti. L’acqua, che scaturisce da una fenditura nella roccia, dal 1974 viene imbottigliata con il marchio commerciale di Fonte Tvllia.
Tornando alla storia del convento, nel 1964 Alceste Tulli si era imbattuto per caso in ciò che ne rimaneva. Con i fratelli Lino e Angelo, acquistò la proprietà, la ristrutturò e ottenne la concessione per lo sfruttamento della sorgente. Nel 1997, a seguito del terremoto, la struttura fu restaurata nuovamente. Lavori che durarono cinque anni. Nel 1998, contestualmente, la Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici dell’Umbria sottopose l’immobile a tutela per il particolare interesse storico e artistico del bene.
Dopo 50 anni la villa, che è stata trasformata in una apprezzatissima residenza d’epoca, racchiude una storia e una tradizione familiare fatte di passione e dedizione. Il figlio di Alcide, Pietro, con le nipoti Emanuela e Laura e il marito Giacomo, guidano l’azienda di famiglia. Laura ed Emanuela Tulli, commentano il riconoscimento: “Premia sacrifici e amore che nostro nonno e nostro padre hanno profuso per il recupero della struttura, che rappresenta il fulcro da cui ha avuto inizio tutta la nostra attività imprenditoriale”.