Precariato 2017: confermata la ripresa occupazionale nel privato, tutti i dati

L’Osservatorio sul Precariato ha pubblicato i dati del 2017. Nei primi quattro mesi dell’anno in corso, nel settore privato, si registra un saldo – tra assunzioni e cessazioni – pari a +559 mila, superiore a quello dello stesso periodo del 2016 (+390 mila) e del 2015 (499 mila). Su base annua, il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro.

Il saldo annualizzato – ossia la differenza tra assunzioni e cessazioni nei dodici mesi – alla fine del primo quadrimestre del 2017 ci dice che il risultato è positivo per 490 mila posti. Tale cifra cumula la crescita tendenziale dei contratti a tempo indeterminato (+29 mila), dei contratti di apprendistato (+ 47 mila) e, soprattutto, dei contratti a tempo determinato (+415 mila, esclusi i contratti stagionali e di somministrazione). Sono tendenze in linea con le dinamiche osservate nei mesi precedenti: c’è una ripresa occupazionale.

Le assunzioni, sempre riferite solo ai datori di lavoro privati, nei mesi di gennaio – aprile 2017 sono state 2.129.000, +17,5 per cento rispetto a gennaio – aprile 2016. Le assunzioni a tempo determinato (+30,6 per cento) hanno dato il maggior contributo, sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-4,5 per cento). Sono cresciute le assunzioni a tempo determinato nei comparti del commercio, turismo e ristorazione (+47,5 per cento) e delle attività immobiliari (+43,6 per cento).

Negli stessi settori, crescita anche delle assunzioni in apprendistato (+46,9 per cento attività immobiliari, +35,8 per cento nel commercio, turismo e ristorazione). Significativa anche la crescita nei contratti di somministrazione (+16,7 per cento).

Il forte aumento delle assunzioni a tempo determinato in contratti di lavoro intermittente o a somministrazione di manodopera, dalla seconda metà di marzo in poi, può essere in relazione con la chiusura della possibilità di acquistare voucher per remunerare i prestatori di lavoro occasionale. L’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni è quindi scesa ancora (26,6 per cento), rispetto ai picchi del 2015, quando era in vigore l’esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato.

Le trasformazioni da tempi determinati a tempi indeterminati (incluse le prosecuzioni a tempo indeterminato per gli apprendisti) sono risultate 122 mila, con una riduzione rispetto allo stesso periodo del 2016 (-2,4 per cento). Nel complesso, le cessazioni sono state 1.570.000, in aumento rispetto all’anno prima (+10,5 per cento). A crescere soprattutto le cessazioni di contratti a termine (+17,8 per cento), mentre quelle per i rapporti a tempo indeterminato sono in diminuzione dell’1 per cento. Per i contratti a tempo indeterminato, i licenziamenti sono stati 189 mila, stabili rispetto al dato di gennaio – aprile 2016 (-0,6 per cento). Stabili le dimissioni (+0,4 per cento). Il tasso di licenziamento (sull’occupazione a tempo indeterminato, compresi gli apprenditi) è stato per il primo quadrimestre del 2017 pari all’1,8 per cento, in linea con gli anni precedenti (1,8 per cento nel 2016, 1,7 per cento nel 2015).

Per i nuovi rapporti di lavoro, in base alla retribuzione mensile, si regista – per le assunzioni a tempo indeterminato del periodo gennaio – aprile 2017 – una riduzione della quota di retribuzioni inferiori ai 1.500 euro (33,6 per cento contro il 35,5 per cento di gennaio – aprile 2015).

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