Morbillo in Umbria: le raccomandazioni della S.It.I.

Dall’inizio del 2017, in Italia, sono stati conteggiati 2.719 casi di morbillo. Lo riporta l’ultimo Bollettino mensile, pubblicato il 30 maggio scorso, del ministero della Salute. Sono più casi dell’anno scorso nello stesso periodo e, in più, ci sono focolai dovuti a trasmissione nosocomiale.

L’Umbria è coinvolta, in particolare la provincia di Terni: si contano 38 casi di morbillo, 14 a carico di operatori sanitari. A tal proposito, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (S.It.I.) ritiene di dover ribadire alcune raccomandazioni, contenute nel Piano nazionale di eliminazione morbillo e della Rosolia congenita, nel nuovo Piano nazionale della prevenzione vaccinale 2017 – 2019 e, a livello europeo, nell’European Vaccine Action Plan 2015 – 2020.

Le epidemie di morbillo in ospedale sono particolarmente rilevanti, oltre che per la circolazione del virus, per la concentrazioni di soggetti fragili, esposti dunque a conseguenze peggiori in caso di contagio, e per gli elevati costi legati al controllo in fase epidemica. Relativamente alle epidemie ospedaliere, il Piano raccomanda di mettere in atto iniziative vaccinali supplementari per le persone suscettibili, inclusi i soggetti a rischio, quali gli operatori sanitari. Per tali categorie professionali, la vaccinazione può ridurre in modo sostanziale i rischi di acquisire l’infezione, sia di trasmettere la stessa alle persone con cui entrano in contatto.

Ai sensi dell’art. 279 del Decreto Legislativo 9 Aprile 2008, n.81, tra gli interventi diretti al personale sanitario risulta in questo contesto fondamentale verificare lo stato immunitario nei confronti del morbillo degli operatori già assunti e di conseguenza vaccinare i soggetti suscettibili, offrire la vaccinazione agli operatori sanitari al momento dell’assunzione. Si ricorda, inoltre, “che anche per gli studenti dei corsi di laurea afferenti all’area sanitaria la vaccinazione è fortemente raccomandata. Si ribadisce la necessità di mettere in atto i protocolli per la prevenzione della trasmissione delle infezioni negli ospedali, negli ambulatori e nei Pronto Soccorso, che includono:
1. il mantenimento di un elevato livello di consapevolezza tra il personale sanitario della possibilità di trasmissione del morbillo in ambito ospedaliero;
2. l’esclusione dal lavoro nel periodo d’incubazione degli operatori sanitari suscettibili esposti;
3. l’immediato isolamento dei casi sospetti che si presentano al Pronto Soccorso o in qualsiasi area di attesa ambulatoriale;
4. la ricerca dei contatti che potrebbero essere stati contagiati nelle sale d’attesa;
5. l’offerta della vaccinazione post-esposizione ai contatti suscettibili;
6. il rafforzamento della sorveglianza sui casi acquisiti in ospedale”.

Si ricorda, infine, che “come per tutti i vaccini vivi attenuati, la vaccinazione non viene effettuata negli individui con deficit immunitario o sotto terapia immunosoppressiva (corticoidi, antineoplastici, antirigetto), né, per precauzione, nelle donne gravide o che desiderano esserlo nel mese successivo. La vaccinazione è invece consigliata alle persone infette da Hiv che non hanno ancora sviluppato l’Aids”.

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