Sono almeno duecentocinquanta mila i turisti attesi alla “fiorita” di Castelluccio.

Mai c’è stata tanta attesa per la fioritura della lenticchia di Castelluccio di Norcia. Mai come quest’anno la presenza di turisti si presenta come elemento essenziale per una ricostruzione della struttura economica, ed anche sociale della zona, investita da un sisma che fa fatica ad abbandonarla.
Tanti i turisti previsti, spinti da uno spettacolo che è meraviglioso di suo, ma sostenuti anche dalla volontà degli umbri, dalle sue istituzioni, a per rilanciare l’Altopiano. Una “scusa”, ma non troppo, è la celebrazione del ventennale del riconoscimento da parte dell’Europa della bontà del prodotto dell’Appennino Umbro. La Coldiretti è in prima fila e parla all’Anas, al Governo, alla Regione perché metta mano alla viabilità, perché non si impedisca a tanta gente, si parla di un quarto di milione di visitatori, di arrivare sino all’altopiano di Castelluccio.
I problemi viari sono ancora molti ed importanti ma è scattata una corsa contro il tempo perché anche le istituzioni hanno ben compreso la portata dell’evento, l’interesse che potrà generare l’arrivo della “fiorita”.

Albano Agabiti il presidente della Coldiretti, che oggi s’è presentato a Norcia insieme al suo direttore Diego Furia, ha riunito i “suoi” agricoltori, che con i “propri trattori sono tornati in strada”. Chiediamo un impegno forte da parte di tutte le istituzioni preposte – ha aggiunto Agabiti – per risolvere immediatamente la situazione viaria”.

“La lenticchia di Castelluccio – informa Coldiretti – è un prodotto dell’agricoltura di montagna coltivato in maniera del tutto naturale a quota 1.400 metri secondo le prescrizioni del disciplinare di produzione approvato dall’Unione Europea. La lenticchia viene seminata su una superficie di circa 525 ettari per una produzione che, a seconda delle stagioni – continua Coldiretti – si aggira attorno ai 3.700 quintali di prodotto”. Gli agricoltori insomma hanno fatto la loro parte, quella di prendere una coltivazione ancestrale, mantenerla viva ed, anzi, lanciarla nel Terzo Millennio per quella che è, naturale, benefica, piena di proteine. Il terremoto ha bloccato alcuni dei cicli produttivi: la Coldiretti, insieme agli abitanti, insieme agli agricoltori, vogliono oggi che tutto riparta per confezionare ancora una lunga storia all’Appennino dell’Umbria.

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