Con2sì: 11 febbraio prima giornata nazionale sul #ReferendumLavoro

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Referendumlavoro

La campagna a favore dei referendum abrogativi, promossa dalla Cgil, taglierà il fiocco inaugurale sabato 11 febbraio con la prima giornata nazionale del #ReferendumLavoro. Punti di presidio e volantinaggio prenderanno vita in tutte le città italiane dove i sindacati esporranno ai cittadini la natura di un referendum per il quale le associazioni dei lavoratori e i lavoratori stessi hanno spinto da quando è entrato in vigore il Jobs Act, la riforma del lavoro promossa dal ministro Giuliano Poletti e frutto più esemplare del governo a firma Matteo Renzi.

Le iniziative che si svolgeranno in tutto il territorio nazionale avranno il loro culmine alle ore 12, quando migliaia di palloncini colorati con lo slogan Con2Sì verranno lanciati in aria. Roma rimarrà il cuore pulsante della campagna: a partire dalle 10 è prevista una manifestazione alla quale parteciperanno il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Michele Azzola, e la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso.

Cosa si vota?

I due quesiti referendari, accolti dalla Corte Costituzionale, sono relativi ai voucher, introdotti per regolare in un certo qual modo prestazioni di lavoro occasionale, e alla responsabilità delle aziende verso i lavoratori assunti tramite le imprese appaltatrici. Al primo viene additato un abuso di settore. I voucher sono nati nel 2003 con lo scopo di rendere legalmente retribuiti alcuni “mini lavori” quali le ripetizioni o le pulizie domestiche, con il tempo e con le riforme presenti nel Job Act, l’utilizzo degli stessi è stato ampliato ad altri tipi di attività lavorative tanto che i sindacati hanno accusano  il ministro Poletti di aver facilitato un mondo del lavoro sempre più povero e precario rendendo onnicomprensiva la lista delle categorie lavorative che vi possono accedere.

Il secondo quesito riguarda una modifica alle responsabilità delle aziende verso i lavoratori esternalizzati che fanno capo a un’impresa appaltatrice e che fino ad ora, in caso di mancato pagamento degli stipendi o di qualsiasi irregolarità da parte del datore di lavoro, potevano  rifarsi sull’azienda che ha commissionato l’appalto solo in un secondo momento. Se il referendum dovesse passare invece il dipendente potrà chiedere direttamente il denaro al committente dell’appalto che sarà tenuto a pagare gli stipendi e i contributi dovuti.

Che fine ha fatto il quesito sull’articolo 18?

Lo scorso luglio 2016 la CGIL aveva raccolto 3,3milioni di firme a sostegno di tre quesiti da sottoporre a referendum e a dicembre la Cassazione li aveva dichiarati legittimi. La Corte Costituzionale poi ha bocciato quello sull’articolo 18, facendo passare gli altri due. Il quesito chiedeva di ripristinare la possibilità, in caso di licenziamento illegittimo, di essere reintegrati nel posto di lavoro. In pratica un ritorno all’originario articolo modificato per la prima volta dalla legge Fornero ed eliminato con i decreti legge del Jobs Act che, in caso di licenziamento senza giusta causa, al reitegro, aveva sostituito un indennizzo a favore del lavoratore.

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