Se la moneta va giù, meglio l’oro

Sono passate appena tre settimane dal referendum sulla Brexit che ha visto trionfare i “Leave”. I contraccolpi si sono subito visti sul piano finanziario, con un rapido crollo delle Borse, che tuttavia dopo alcuni giorni hanno iniziato a recuperare.

Un crollo clamoroso è invece quello che ha riguardato la sterlina, la moneta nazionale britannica. Per questo, secondo Nevine Pollini, analista di Union Bancaire Privée, molti investitori si sono riversati su uno dei beni rifugio per eccellenza: l’oro.

Come afferma sul sito “Affaritaliani.it”, “l’oro è stato particolarmente favorito dalle prospettive di tassi ancora più bassi per un maggior periodo”. La caccia al lingotto ha così portato il metallo giallo ai massimi da marzo 2014. Secondo l’esperto hanno contribuito a questo innalzamento del prezzo dell’oro non solo la Brexit, ma anche la debolezza dello yuan cinese, a testimonianza che la lettura dei fenomeni finanziari non può prescindere da una visione globale.

Se ad esempio il dollaro americano nei prossimi mesi dovesse rafforzarsi, visti gli ultimi dati positivi dell’economia americana, e la Fed alzasse i tassi già da quest’anno, la corsa all’oro potrebbe subire una battuta d’arresto, perché gli investitori avrebbero delle alternative.

Al momento invece, visti gli scarsi rendimenti dei titoli di Stato dei paesi più industrializzati, ai minimi storici, l’oro viene percepito come bene rifugio, ed è ritenuto essere un ottimo investimento (è un mantra in realtà che viene ripetuto sempre, come il classico “mattone” in Italia). Ma la situazione, assicura Pollini, potrebbe cambiare nel giro di pochi mesi. È così che funziona la finanza globale.

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