La robotica a misura d’uomo

In Giappone, le ricerche e le applicazioni in campo tecnologico sono molto avanti rispetto ai Paesi europei. Nell’annuale conferenza organizzata dal colosso Fujitsu sulle nuove tecnologie si trova un po’ di tutto, e questo stupisce ancora di più.

Difatti le tecnologie 2.0 non riguardano solo grandi investimenti destinati alle aziende con importanti fatturati, ma prodotti in grado di essere utilizzati anche dalle Pmi per migliorare la propria attività. Un esempio sono i sensori del sistema “Akisai”, un modo di fare agricoltura moderno, basato su rilevazioni in tempo reale, grafici al computer, e piattaforma cloud.

Naturalmente la parte del leone la fanno i robot, dalle forme sempre più umanoidi, in grado di assolvere a compiti domestici, di fare la parte delle hostess dando indicazioni precise, di preparare piatti da chef stellati o di impilare più utilmente dei semilavorati con una velocità sorprendente. Nel 2015 sono stati oltre 130.000 le unità di robot prodotti in Giappone, per applicazioni industriali per la maggior parte, ma anche come detto per uso domestico.

Il mantra in Giappone, ormai recitato da diversi anni dagli esperti del settore, è quello dell’intelligenza artificiale, ossia sistemi molto sofisticati ma di facile utilizzo a cui vengono demandati compiti e decisioni sempre più complessi, come gestire il traffico di una rete metropolitana o rispondere alle esigenze di manutenzione. Non si tratta quindi tanto di creatività (per quella c’è sempre l’intelligenza analogica umana), ma di funzioni di gestione e di controllo (quelle per capirci che nelle nostre economie svolgono gli ingegneri gestionali). Chissà che tra uomini e robot in un prossimo futuro (in Giappone anche molto prima) non nasca una sana competizione.

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