La presenza non tanto discreta di Facebook

Dai dipendenti degli uffici ai liberi professionisti. Dai giovanissimi nativi digitali ai pensionati, che una volta scoperto come funziona ci passano perfino più tempo dei loro nipoti.

Facebook come sanno tutti è il social network più utilizzato al mondo. E anche quello con i maggiori guadagni per Zuckerberg e la sua squadra. Secondo gli ultimi dati che offre l’azienda stessa, spendiamo sul social network mediamente 50 minuti al giorno (calcolando tutte le attività, dalla chat al “mi piace”, al passatempo di sbirciare sulla bacheca gli status degli altri utenti).

Calcoli alla mano, il “New York Times” ha stimato che regaliamo a Facebook circa 1/15 del nostro tempo quotidiano. Molto di più rispetto alla lettura (19 minuti), all’attività fisica (17 minuti), e alla socializzazione vera e propria (4 minuti). Sono dati certo che riguardano maggiormente il pubblico americano, ma in Italia non siamo poi tanto lontani.

La questione di fondo per le aziende è se il tempo speso su FB possa distogliere il lavoratore dalla sua attività. Molte ditte italiane hanno già risposto affermativamente da tempo, inserendo dei filtri nel server aziendale per impedire l’accesso ai social network ed altri siti.

Va però ricordato come per alcuni settori professionali (ufficio stampa, organizzazione eventi, settore turistico, ristoranti ecc.) la presenza su Internet sia indispensabile. Così come alcuni social di diverso tipo come LinkedIn (9 milioni di iscritti in Italia) abbiano un’utilità diretta nello scambio professionale e nella ricerca di candidati ideali per le aziende.

Quei 50 minuti tuttavia vengono mediamente utilizzati per altri scopi che prescindono dal proprio lavoro e dalla professione. Ecco perché la presenza di FB nelle nostre vite non è poi tanto discreta.

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