La possibilità del part-time prima di andare in pensione

Da quest’anno per alcune categorie di lavoratori prossimi alla pensione è prevista la possibilità di accorciare il proprio tempo di lavoro. Otto ore anziché 4, ad esempio, e percepire uno stipendio inferiore, ma non proporzionalmente.

Tuttavia questa modifica contrattuale, sostenuta da uno stanziamento di fondi nella legge di stabilità, è riservata solo a pochi lavoratori e va a buon fine solo in certi casi.

Per rientrare nel novero dei beneficiari, i criteri messi a punto sono almeno quattro: essere un lavoratore di un’azienda privata; avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato e ad orario pieno; avere almeno raggiunto i requisiti minimi per la pensione di vecchiaia, che allo stato attuale corrisponde al versamento di almeno 20 anni di contributi entro dicembre 2018; dover lavorare per minimo tre anni prima del raggiungimento della pensione.

Il part-time può essere dal 60% al 40% rispetto alle 8 ore, mentre il versamento dei contributi (coperti appunto dallo Stato) sarà pieno. In questo modo il lavoratore non perderà nulla rispetto all’importo della futura pensione, mentre vedrà scendere di poco la retribuzione netta degli ultimi anni di lavoro. Secondo uno studio della Fondazione studi consulenti del lavoro, chi chiederà un part-time al 40% avrà in busta paga circa il 72% della retribuzione, chi sceglierà il 50% avrà uno stipendio intorno al 78%, mentre con un nuovo contratto al 60% si arriva all’84% dello stipendio precedente full time.

Saranno probabilmente in molti ad essere interessati a questa opzione, ed il consiglio è di informarsi e muoversi per tempo, visto che i fondi messi a disposizione sono limitati. Le richieste dovranno pervenire all’Inps ed essere naturalmente concordate col proprio datore di lavoro.

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